MA CHE FANNO GLI STYLIST
Da costumisti a celebrità, negli anni il ruolo di questi professionisti della moda è diventato sempre più importante per le star, che attraverso i loro consigli lanciano messaggi sociali. L’italiana Susanna Ausoni: «Siamo creativi, ma in questo mestiere ci vogliono soprattutto cultura, gavetta, flessibilità e capacità di ascolto»
In principio furono costumisti, poi stylist e, oggi, celebrity stylist. Il mestiere di chi aiuta le stelle dello spettacolo a scintillare su palcoscenici e red carpet, ma anche a raccontare storie o lanciare messaggi sociali attraverso gli abiti, si è evoluto ed è diventato di primo piano nello star system. E quel “celebrity” – celebrità – oscilla sempre più tra il cliente e il professionista. Negli Stati Uniti gli stylist più affermati hanno milioni di followers e sono contesi da attori, stelle della musica e della tv. Jason Bolden inventa look per Alicia Keys, Amanda Gorman e Cynthia Erivo. Da afroamericano si è schierato con il movimento Black Lives Matter e lavora su orgoglio e identità anche con i suoi look. Su Instagram ha 372 mila follower, con il marito Adair Curtis ha fondato JSN Studio, consulenze di stile per persone e arredo di interni.
sono protagonisti del docu reality di Netflix Styling Hollywood, dove raccontano vita e mestiere: dai colloqui per la maternità surrogata alle scelte degli abiti per gli Emmy Awards.
Nicola Formichetti, italo-giapponese, stimola l’estro geniale di Lady Gaga. Tra i suoi tanti, stupefacenti, look c’è quello con l’abito di carne agli Mtv Awards 2010. Quasi 350 mila persone lo seguono su Instagram. La protagonista della serie tv Euphoria Zendaya incanta con i suggerimenti dello stylist Law Roach, che ama definirsi «architetto dell’immagine» e spopola come giudice del talent show Hbo Legendary. Gwyneth Paltrow e Julianne Moore non calcano un red carpet senza la consulenza di Elizabeth Saltzman. Le attrici Lupita Nyong’o e Diane Kruger si affidano a Micaela Erlanger, autrice di una guida all’eleganza bestseller negli Stati Uniti.
In Italia tra le antesignane del mestiere c’è Susanna Ausoni. Ha debuttato nel colorato mondo di MTV, di cui ha diretto l’immagine, a metà degli Anni 90, «quando questa professione così come la intendiamo oggi non esisteva», tiene a precisare. Ha vestito, tra i tanti, Michelle Hunziker, Virginia Raffaele, Daria Bignardi, Elisa e Victoria CaInsieme
bello. La sua passione è la musica; sul palco dell’ultimo Festival di Sanremo ha accompagnato nello stile i concorrenti Francesca Michielin, Noemi, La rappresentante di lista e gli ospiti Mahmood e Francesco Gabbani. Ama il suo lavoro, le piace sottolinearne l’aspetto pragmatico, meno quello di apparenza. «Siamo creativi che collaborano con artisti», puntualizza. «Il nostro compito è fare da cassa di risonanza per le opere altrui, la loro personalità, il loro racconto». Ausoni non ha dubbi su quali debbano essere le doti di un bravo stylist. «Una solida cultura visiva, che spazi dal cinema alla storia dell’arte e della moda. Disponibilità, flessibilità e disciplina, questo è una libera professione e ha una componente “fisica”: si passano molte ore in piedi sui set, si viaggia e non si hanno orari. Poi ci vogliono “le antenne”, curiosità, ricettività e l’attitudine a mettersi in ascolto». I look si creano prestando attenzione al progetto del cliente, che sia una canzone, un’esibizione, un ruolo in un film o la conduzione di un programma tv. Si individuano gli stilisti che potrebbero interpretarlo al meglio, si crea un moodboard, una serie di immagini per mostrare riferimenti e ispirazioni, e lo si discute con l’artista. «È un grande esercizio di immaginazione», aggiunge Ausoni. «Poi non devono mancare coerenza e dialogo con gli altri professionisti, come parrucchieri e truccatori. Una pettinatura o un rossetto sbagliato possono distruggere un abito».
Alla ribalta degli stylist hanno contribuito i social, che hanno moltiplicato la visibilità dei look degli artisti e dei loro consulenti.