L’ANTICA STORIA VEGANA DEGLI INVOLTINI PRIMAVERA
Amo lo street food, perché ci consente di degustare pietanze di altissimo livello ma senza prenderci troppo sul serio. E proprio come cibo da strada nascono gli involtini primavera, croce e delizia di ogni ristorante cinese sulla terra. In realtà, sono entrati a far parte poi del patrimonio gastronomico di moltissime cucine asiatiche. Oggi possono essere consumati in qualsiasi periodo dell’anno, come antipasto o come dim sum (che comprende una serie di pietanze accompagnate dal tè).
La loro origine risale a quasi duemila anni fa ed è legata a un evento ben preciso, il Capodanno cinese, che coincide con la fine dell’inverno ed è definito la Festa di primavera. All’epoca della dinastia Jin nacque il “piatto della primavera”, una sfoglia sottilissima di farina da accompagnare a un mix di verdure. Mangiarli all’inizio del nuovo anno significava “mordere la primavera” ed era un gesto scaramantico compiuto per scongiurare eventuali disastri.
Il vero dilemma però è: al vapore o fritti? Ebbene, nel caso degli involtini primavera la seconda è l’opzione migliore. L’interno delle verdure ripassate in padella farà da contraltare alla croccantezza esterna. Il consiglio è di utilizzare verdure tenaci come base (ad esempio le carote) che non si sfalderanno troppo. Il tocco in più poi sono i germogli, piccoli ortaggi in potenza. Questa ricetta è una base, veg, adatta a tutti. Ma nulla vieta di aggiungere del pesce oppure della carne, per riprendere la tradizione vietnamita.