Corriere della Sera - Sette

L’ANTICA STORIA VEGANA DEGLI INVOLTINI PRIMAVERA

- Di ANGELA FRENDA foto di LAURA SPINELLI

Amo lo street food, perché ci consente di degustare pietanze di altissimo livello ma senza prenderci troppo sul serio. E proprio come cibo da strada nascono gli involtini primavera, croce e delizia di ogni ristorante cinese sulla terra. In realtà, sono entrati a far parte poi del patrimonio gastronomi­co di moltissime cucine asiatiche. Oggi possono essere consumati in qualsiasi periodo dell’anno, come antipasto o come dim sum (che comprende una serie di pietanze accompagna­te dal tè).

La loro origine risale a quasi duemila anni fa ed è legata a un evento ben preciso, il Capodanno cinese, che coincide con la fine dell’inverno ed è definito la Festa di primavera. All’epoca della dinastia Jin nacque il “piatto della primavera”, una sfoglia sottilissi­ma di farina da accompagna­re a un mix di verdure. Mangiarli all’inizio del nuovo anno significav­a “mordere la primavera” ed era un gesto scaramanti­co compiuto per scongiurar­e eventuali disastri.

Il vero dilemma però è: al vapore o fritti? Ebbene, nel caso degli involtini primavera la seconda è l’opzione migliore. L’interno delle verdure ripassate in padella farà da contraltar­e alla croccantez­za esterna. Il consiglio è di utilizzare verdure tenaci come base (ad esempio le carote) che non si sfalderann­o troppo. Il tocco in più poi sono i germogli, piccoli ortaggi in potenza. Questa ricetta è una base, veg, adatta a tutti. Ma nulla vieta di aggiungere del pesce oppure della carne, per riprendere la tradizione vietnamita.

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