L’ENIGMA DELLA NATURA PER GEORGIA O’KEEFFE
L’ampiezza e la meraviglia del mondo racchiuse in un paesaggio, in un fiore, mai dipinti in modo didascalico. Georgia O’Keeffe (18871986), vissuta tra New York e il Nuovo Messico, scelse d’installarsi lì, in una casa in mezzo al deserto dopo la morte del marito, il grande fotografo Alfred Stieglitz (che la ritrasse anche nuda con scandalo). Sviluppò la sua arte in simbiosi con la Natura intesa come macrocosmo, restituendoci una visione astratta, enigmatica e ingigantita, facendoci sentire piccoli abitanti di tanta immensità. Il suo è stato un percorso denso all’interno dell’America finché a 66 anni, nel 1953, non varcò l’Oceano arrivando da Le Havre a Parigi, poi giù nel Sud della Francia fino a raggiungere l’esotica Spagna, dove bramava vedere le opere di
Goya, ma anche i riti della Settimana Santa a Siviglia, e le corride.
Il museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, che della pittrice (considerata “madre” dell’arte moderna americana) conserva il maggior numero di opere in Europa, inaugura questa retrospettiva (dal 20/04 all’8/08) poi prevista a Parigi al Centre Pompidou e alla Fondation Beyeler di Basilea. O’Keeffe (nel 2014 quotata in asta per Jimson Weed/ White Flower N°1 da Sotheby’s con il record di 44,4 milioni di dollari, fonte Artprice) fu una viaggiatrice tardiva che presto recuperò, girando parecchio, raccogliendo meticolosamente cartoline, mappe, dépliant (ora nell’archivio del suo museo a Santa Fe).