ISRAELE, OLANDA, SPAGNA COSÌ RIPARTONO I CONCERTI
Il primo vero concerto dopo la pandemia. Ce lo ricorderemo, ma è improbabile che il biglietto abbia stampata una data del 2021. In Israele c’è un passaporto vaccinale che apre le porte a locali e concerti; in America se ne parla; in Europa prevale la tutela della privacy e si sperimentano altre soluzioni. Cinque positivi su 6 mila partecipanti è il bilancio della prima fase dei Fieldlab, una collaborazione fra governo e organizzatori in Olanda: eventi per un massimo di 1.500 persone testate prima, seguite durante con rilevatori di movimento, ritestate giorni dopo. Stesso principio applicato su scala più ampia a Barcellona a un concerto dei Love of Lesbian al Palau Sant Jordi: test antigenici in giornata, aria purificata, obbligo di mascherina ma niente distanziamento. Liverpool sarà la città test per l’Inghilterra – molto avanti col piano vaccinale – ma una riapertura a step successivi è già stata annunciata: a fine maggio si arriverà a 10 mila persone sedute o 4 mila in piedi.
In Italia siamo fermi. «Stiamo studiando dei test, stiamo cercando partner scientifici, ma non c’è un’intesa con il governo», dice Vincenzo Spera, presidente dei promoter di Assomusica. «Le sperimentazioni hanno senso se dietro c’è la volontà politica di riaprire con pubblico tamponato e libertà di assembramento. E sembra che non ci sia. Allora puntiamo a ottenere capienze Covid calcolate sulla superficie della struttura e non limitate, come l’anno scorso, a 1-2.000 posti per qualunque luogo». Con questa speranza l’Arena di Verona ha annunciato gli show di Emma, Benji & Fede, Gabbani, Carl Brave ed Enrico Brignano. Guarda oltre Roberto De Luca del colosso internazionale Live Nation: «Esperimenti come quello di Barcellona mi sembrano velleitari: se anche funzionassero, a me, e credo anche a molti artisti, l’idea di un posto mezzo vuoto non convince. Non ci resta che sperare in un’accelerazione del ritmo delle vaccinazioni».