Le nostre partigiane, la nostra Resistenza Bisogna ancora scegliere da che parte stare
Ricordo che il 25 aprile del 2019 al governo c’erano ministri che avevano annunciato di non voler celebrare il giorno della Liberazione. Non avrebbero celebrato una giornata di festa decisa nel 1946 per poter ricordare sempre quel che accadde in Italia, in Europa, nel mondo in uno dei momenti più cupi della storia dell’umanità. Passano gli anni e l’immaginazione non riesce più a considerare plausibili orrori che non siano stati vissuti sulla propria pelle… ed ecco che interviene la tv a colmare un vuoto. Penso a The Man in the High Castle, serie tv trasmessa da Amazon e tratta dal romanzo La svastica sul sole di Philip K. Dick. Non è agghiacciante l’ucronia in sé, ovvero scoprire cosa sarebbe accaduto se Hitler non avesse perso la guerra, ma le rappresaglie, le violenze, le torture, le limitazioni delle libertà, le discriminazioni. Quelle sono descrizioni realistiche, assolutamente realistiche. E fanno paura.
Ma tornando al 2019, non è solo questione di negazionismo; è anche e soprattutto il tempo che passa rispetto a un evento importante e il tempo che manca per approfondire e tenere vivo il ricordo. La pandemia ha dato il colpo di grazia: con le scuole che da un anno lavorano per raggiungere gli obiettivi minimi, potrebbe mancare il tempo fondamentale per il confronto su ciò che è accaduto in passato e può servirci a capire il presente e il futuro. In questo contesto, il revisionismo può fare danni enormi perché vuole livellare tutti i crimini fino ad ottenere somma zero. Fascisti contro comunisti: derby finito alla pari. Jahr Null, come annuncia Himmler nella serie tv: Anno Zero, quel che è accaduto prima non conta. Non abbiamo storia, la storia la facciamo noi da questo momento in poi.
Ma la forza della Resistenza italiana è proprio il suo essere fuori dagli schemi, ha avuto una sua poliedricità e pluralità che da sole valgono la celebrazione. C’erano gli anarchici, le brigate Matteotti, i cattolici, i monarchici, i socialisti liberali, gli azionisti, i comunisti delle brigate Garibaldi. E le donne.
RICORDO BENE CHE NEL 2019 C’ERANO MINISTRI CHE NON VOLEVANO CELEBRARE LA FESTA DELLA LIBERAZIONE
Ho scelto questa foto perché non è stata scattata a favore di obiettivo, le armi sono tenute lì perché ci sono, ma non vengono mostrate come elemento esotico se imbracciate da arti femminili. Non la donna massaia accanto alla combattente, ma combattenti. A riposo. Nella vita potete essere tutto, sembra dire questa foto, tutto: dottori, insegnanti, artisti. Ma oggi siete combattenti. Aurora Varignana, in piedi con la bandana, nome di battaglia «Leila». Ha la licenza elementare, è modista, andò in carcere e fu partigiana dal 15 maggio 1944 alla Liberazione. Le donne hanno, in guerra, un ruolo cruciale. Quando combattono e quando restano a casa. Sono loro i capifamiglia, prendono decisioni e i lavori dei mariti.
Questa poliedricità della Resistenza italiana va celebrata perché è unica, non è rintracciabile nella Resistenza francese o in quella jugoslava. Invece si è provato a far passare Resistenza e Liberazione come un derby tra comunisti e fascisti, dando loro medesima legittimità. Pertini disse che il fascismo non è un’idea ma un crimine. Ecco: da questa presa di coscienza non dovremmo arretrare, ormai è chiaro che attaccare la Resistenza e la Liberazione dell’Italia dal nazifascismo è attaccare tutto ciò che garantisce la nostra democrazia, la nostra libertà.
La Resistenza lascia un’eredità immensa, la consapevolezza che sia vitale scegliere da che parte stare. Partigiane e partigiani si nasce, ma non come privilegio: è nella nostra natura. E partigiano non equivale a fazioso: faziosità è quando la tua parte ti rende cieco e manipolatore. Non ci muoviamo tra elementi chimici di cui è possibile dire con oggettività come si siano combinati. Agiamo nella realtà. Come diceva Gaetano Salvemini, per un vero resistente non c’è imparzialità. Prendere parte è scegliere. Questa è l’eredità della Resistenza che ci rende fieri, oggi più che mai, di nascere partigiane e partigiani. Essere partigiani è decidere — non importa a che prezzo — da che parte stare. E metterci il corpo.
LE DONNE IN GUERRA HANNO UN RUOLO CRUCIALE, SIA COMBATTENDO SIA STANDO A CASA, DOVE DIVENTANO I CAPIFAMIGLIA