Corriere della Sera - Sette

INDICÒ IL DENARO: «PAGHI QUELLA GENTE, CHE MI LASCINO IN PACE»

- Di JAVIER CERCAS

Una segretaria annuncia che la sindaca li riceverà a breve e li accompagna in un salone. Quando la donna li lascia soli, Blai e Vàzquez si accomodano su un divano e si mettono a digitare sui cellulari. Melchor rimane in piedi. Si trovano in una sala maestosa illuminata da lampadari di cristallo e lampade a stelo con paralumi color crema, le cui finestre non lasciano passare un solo raggio di luce; il pavimento è di parquet, e le pareti e il soffitto, rivestiti di legno e ornati da modanature dorate, sfoggiano grandi affreschi di scene bibliche in cui dominano, brillanti, il blu e il rosso. Al centro, su un tappeto scarlatto, ci sono un tavolino di legno, due poltrone di skai e due divani, uno dei quali occupato dal sergente e dall’ispettore. Melchor guarda l’affresco della volta. È a forma di medaglione e rappresent­a una donna nuda dalla vita in su, seduta su una nube ovattata, con un minuscolo brigantino in grembo. Intorno a lei, si affollano altre donne; ci sono anche amorini, gabbiani. Rannicchia­to in un angolo dell’affresco, quasi nascosto da alcune rocce, un uomo simile a un satiro soffia in un corno, circondato da altri uomini; sembra che stia annunciand­o l’assalto imminente alla donna seminuda. L’immagine fa venire in mente a Melchor il ricatto alla sindaca; un secondo dopo, l’omicidio di sua madre. Un groppo di angoscia gli serra immediatam­ente la gola.

In quel momento la porta del salone si apre e irrompe

La copertina di l’ultimo romanzo di Javier Cercas (seguito di

in libreria dal 29 aprile per Guanda la sindaca. Blai e Vàzquez si alzano e le stringono la mano; anche Melchor la saluta.

«Grazie per essere venuti» dice la donna, occupando una poltrona e lasciando sul tavolino una busta gialla e una valigetta grandezza computer portatile, di pelle grigia e con i manici neri. Blai e Vàzquez si accomodano di nuovo; Melchor si siede di fronte a loro. «Ho un po’ di fretta, perciò non potrò stare molto con voi. Del resto, non è che ci sia granché da dire.»

Senza perdere un istante, la sindaca prende la busta gialla e la allunga all’ispettore, che, prima di toccarla, si infila dei guanti di lattice. Mentre Blai tira fuori un foglio e lo legge, Melchor si sforza di dominare la propria angoscia e di osservare la sindaca. È una donna sulla quarantina, alta, corpulenta, con occhi verdi e lineamenti sottili e aspri, e Melchor sente, avendola vicino, la stessa cosa che sente quando la vede in television­e: che è una di quelle donne che bisogna guardare con attenzione per scoprirne la bellezza. Ma prova anche una sensazione in parte contraddit­toria rispetto alla precedente, e cioè che quella donna inquieta e frettolosa, che si tortura in continuazi­one le dita appena uscite dalla manicure, a prima vista non ha molti rapporti con la donna politica traboccant­e di disinvoltu­ra che, almeno da quando è diventata sindaca, sembra monopolizz­are i mezzi di comunicazi­one catalani (e che, a giudicare dai risultati elettorali, nasconde con successo la propria altezzosit­à naturale dietro un instancabi­le dispiegame­nto di sorrisi). Ha le labbra e le unghie dipinte di rosso e indossa un tailleur grigio scuro aderente, una camicia bianca che mette in evidenza i seni pieni e un paio di eleganti scarpe grigie con il tacco.

Quando Blai solleva lo sguardo dal foglio, la sindaca prende la valigetta e, prima che l’ispettore riesca a dire una parola, gliela tende.

«Lì c’è il denaro» dice. «Paghi quella gente e che mi lascino in pace.»

«GRAZIE DI ESSERE VENUTI», DICE OCCUPANDO UNA POLTRONA E LASCIANDO SUL TAVOLINO UNA BUSTA GIALLA E UNA VALIGETTA. BLAI E VÀZQUEZ SI ACCOMODANO DI NUOVO; MELCHOR SI SIEDE DI FRONTE A LORO

Con 17,6 tonnellate di anidride carbonica «emesse» da ciascun residente in un anno Arabia Saudita e Stati Uniti vincono la — poco invidiabil­e — classifica dei Paesi che inquinano di più nel mondo. A dirlo sono i dati della Banca Mondiale e di Global Carbon Project rielaborat­i da Bloomberg. Nel 2019 il pianeta ha liberato nell’aria 36,4 miliardi di tonnellate di CO2. Al terzo posto compaiono i canadesi con 15,7 tonnellate emesse da ciascuno, poco più delle 14,9 degli australian­i. Al quinto posto si piazzano i sudcoreani (13,3 tonnellate), mentre c’è ancora un testa a testa per il 6° posto dove ciascun giapponese e tedesco ha chiuso il 2019 con una media di 10,4 tonnellate di anidride carbonica. Ottavo posto per i russi (9,8), mentre in fondo alla top ten gli iraniani (8,3) superano di poco gli inglesi (8,1 tonnellate). E l’Italia? È dodicesima in classifica: ognuno di noi ha «emesso» 7,7 tonnellate.

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