LA GUERRA NON FINISCE LIBANO, SIRIA: IMMAGINI CHE NON GUARDIAMO PIÙ
Tripoli, Libano, sulla via che porta in Siria. Con l’inizio della guerra in Siria la comunità sunnita e alauita di Tripoli si sono scontrate come in Siria
Prima l’idea che esistessero i buoni e i cattivi, poi la scoperta che rivoluzionari e governativi erano altrettanto totalitari. In un libro il racconto di una tragedia ancora in corso. Con una promessa di riscatto
La guerra di Nina (Longanesi) è l’esordio di Imma Vitelli come romanziera. Dopo vent’anni seguendo crisi e guerre come inviata speciale di e di altre testate, ha capito che era il momento di cambiare: «Avevo consumato il sogno, sentivo la storia dentro di me che si ripeteva in teatri diversi e non penso che nessuna vittima di guerra si meriti una testimone cinica». Dopo aver esplorato da giornalista, ora come scrittrice, cerca le ragioni delle sue esplorazioni.
Raqqa, aprile 2018: un uomo corre tra le case distrutte La guerra di Nina parla della Siria, dove Vitelli ha viaggiato in compagnia di Lorenzo Meloni, fotografo di Magnum che illustra queste pagine: parole e immagini di perdita, ma anche di amore, si sforzano di cogliere la verità in ogni dettaglio di questa guerra asimmetrica. Il viaggio di Nina nasce dalla mortificazione per un conflitto che alla fine ha lasciato il mondo indifferente. E’ un’indagine sulla perdita che conduce i protagonisti – una reporter e un fotografo che pene
Aleppo, distretto di Salaheddin,
aprile 2016: le strade sono
bloccate con ogni mezzo
trano in Siria dal nord del Libano con l’aiuto dei ribelli – a una fossa comune coi pomodori anneriti, dove una pietra «grossa come un diploma» reca la promessa di vendetta. Poi in una cella buia di una scuola di Aleppo, Nina – partita con l’idea che esistano i buoni e i cattivi – si sveglierà dal narcisismo infantile e scoprirà «che la dittatura ha molto in comune con la rivoluzione. Quelli che promettevano un mondo egualitario di giustizia e amore erano altrettanto totalitari
Qui sotto la copertina del libro di Imma Vitelli e Lorenzo
Meloni dei governativi. Il male, questo l’ho scoperto negli anni» dice Vitelli «era già nel bello, l’inferno era contenuto nel sogno del paradiso». Eppure il romanzo si chiude «con un grandissimo atto d’amore». Quello che Vitelli si chiedeva scrivendolo è: ci si può liberare del passato? «Li fotteremo con l’arte» direbbe Amal, l’attivista siriana che beve vodka con le unghie dipinte di verde. E che in qualche modo sopravvive.