Corriere della Sera - Sette

«SENZA MIA MADRE SAREI

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no, e poi sono arrivate le proposte cui ha detto sì, da Soderbergh per Magic Mike a Cristopher Nolan per Insterstel­lar. Sono alcune delle luci verdi del semaforo che racconta nel suo memoir, Greenlight­s, un bestseller negli Usa, pubblicato in Italia da Baldini+Castoldi. Ha spremuto i suoi diari in un racconto schietto e ironico della sua umile famiglia texana e delle sue avventure, non solo cinematogr­afiche: dallo scambio scolastico in Australia (un incubo inatteso) al Mali, passando per Messico ed Europa.

Per l’intervista si collega dalla sua casa di Austin, Texas. Dal grande giardino arriva una luce bianca che viene raccolta dai capelli chiari, spiove sugli occhiali da sole rosa fumé, con riverberi intonati agli scacchi violacei della camicia, punto, era la morte di mio padre. E diventare padre, l’unica cosa che sapevo di volere da sempre».

Al secondo posto c’era “trovare la donna giusta e tenersela”. Trovare la donna non viene prima di diventare padre?

«Sì. Ma ho fatto quel sogno, che ho scritto nel libro, l’ha letto?».

Sì, 22 auto guidate da donne con dentro quattro figli ognuna. E tutti figli suoi. Un sogno eroticoaut­omobilisti­co molto yankee...

«Beh... per anni non sapevo se avrei trovato la donna giusta, ma sapevo di voler diventare padre». Cosa ricorda della nascita del suo primo figlio, Levi?

«Lo vedo tutto fasciato, piango e gli dico “sissignore”, l’ho chiamato “signore”. Rivedevo mio padre? Sì. E sentivo di essere divenuto immorA modo suo, nel modo in cui sapeva trasmetter­e determinat­i valori ai suoi figli: fisico. Ricordo il dolore dei suoi manrovesci se gli dicevo bugie? No, non è il dolore che ricordo, ma ricordo la maschera di dolore che era il suo volto mentre si chiedeva se avesse fallito come padre per aver cresciuto un ragazzo che gli aveva appena mentito per quattro volte sul fatto di aver rubato o meno una pizza. È l’angoscia nel suo sguardo da “cosa devo fare ora?” che mi ha fatto male, non la sberla! Io non uso i suoi metodi, ma insegno gli stessi valori: non dire bugie, non credere di poter fare qualsiasi cosa, accettare di avere dei problemi e non odiare». Con suo padre le scazzottat­e erano il rituale di passaggio all’età adulta. Con i suoi figli?

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