DEI SOGNI, MA LA MIGLIORE»
dice “voglio che ti schieri con me”. Mentre leggevo le battute, pensavo “è fantastico”, e poi “oddio, sono felice di non essere nella sua testa”». Tra i tanti viaggi che racconta nel libro, scrive di un giro in moto da Amsterdam a Sestri Levante, dove avete dormito in un rifugio fatto da Mussolini. Non ho trovato notizie al riguardo.
«Ricordo una grande scogliera, vicino Sestri Levante e un ascensore nella pietra. Siamo saliti in alto nelle gallerie di Mussolini. Eravamo solo io, tre amici e un tizio che ci ha detto che era una informazione molto segreta. Abbiamo cenato e dormito lì, dice che c’era il fantasma di Mussolini. In realtà ho pensato di aver visto il fantasma di Mussolini quando ho dormito a Cinecittà, a lungo, durante le riprese de Il regno di fuoco. Ero solo nel notte me lo giravo».
Nel libro racconta, tra il peyote allucinogeno in Messico e l’arresto ad Austin per aver suonato il bongo nudo a tarda notte, di questo episodio: “A diciotto anni sono stato molestato da un uomo mentre ero svenuto nel retro di un furgone”. Solo due righe.
«Se davo più dettagli diventava gossip, voyeurismo, sensazione, titoloni: “Santo cielo!! Matthew è stato molestato a 18 anni”. Ne ho parlato perché sono stato una vittima? Sì! Ma questa cosa mi ha definito? No! Non sto sminuendo, è successo. Vorrei non fosse successo, ma è successo! Ho deciso di dirlo. Avevo 18 anni. Mi era chiaro fosse una cosa sbagliata, quindi non ho lasciato che influenzasse la mia vita,
backlot edi come un rodeo, amico! Ci sono persone cattive là fuori. Io stesso sono stato una brutta persona; sì, lo sono stato. Non sono sempre stato una bella persona. Ma ti alzi e continui ad andare. Chi siamo? A cosa permettiamo di definire chi siamo?». A proposito di definizioni. Nella sua biografia, nel libro, dice che è bravo a dare i soprannomi. Mi fa qualche esempio?
«Nascono sul momento. Woody Harrelson è facile, diventa Wood; e lui risponde chiamandomi Big City. Il figlio più grande, Levi lo chiamo Ghepardo, è velocissimo. Il più piccolo Rapa perché adora le rape. Ma lo chiamo anche Mowgli, perchè si arrampica sugli alberi. Anche io lo facevo, e mio padre mi chiamava Cheeta, o Uomo-scimmia!».