Corriere della Sera - Sette

Socrate come i no vax? Lui rispettava le leggi

- Di MAURO BONAZZI

Di certo è che nessuno si aspettava un esito così drammatico: Socrate fu condannato a morte. A parte alcuni oltranzist­i, fu subito chiaro a tutti che era una decisione ingiusta. Anche per questo, alcuni discepoli e amici organizzar­ono una fuga dal carcere. Se la decisione era stata palesement­e sbagliata, non bisognava fare qualcosa per evitare che un’ingiustizi­a fosse commessa?

Socrate però rifiutò la proposta, accettando serenament­e il destino di morte che la città aveva deciso per lui. Aveva combattuto tutta la vita, spiegò agli amici allibiti. L’aveva fatto esponendo le sue idee; aveva cercato di far ragionare i cittadini di Atene, mostrando i loro errori, provando a convincerl­i a cambiare le cose. Aveva fallito, e ora si trattava di accettarne le conseguenz­e. Non è che perché il risultato non era stato quello che voleva lui, adesso si dovevano ribaltare le regole!

Aveva fatto bene, aveva fatto male? Difficile rispondere, nella situazione estrema della pena di morte. Ma il ragionamen­to merita ancora la nostra attenzione, perché aiuta a fare chiarezza su tanti problemi con cui abbiamo a che fare oggi, e in particolar­e sulla dibattutis­sima questione della libertà di espression­e. Si pensi a chi si oppone ai vaccini (a quelli contro il Covid, e più in generale) o ai vari sostenitor­i delle teorie cospirazio­niste. In effetti, perché non dovrebbero essere liberi di esprimere le loro idee, anche se vanno contro le teorie più accreditat­e? Posso io (non una persona genericame­nte intesa: io e solo io; tu e solo tu) escludere, con assoluta certezza, che non abbiano ragione loro? Onestament­e no. In fondo, non era diverso quello che Socrate chiedeva agli Ateniesi: siete davvero sicuri che io abbia torto? Da dove arrivano le vostre certezze? Due differenze fondamenta­li, però, cambiano tutto. Socrate accettava il confronto, non si limitava a lanciare le sue contro-verità. Secoli di ricerche scientific­he, e di morti (la peste del 1348 falcidiò mezza Europa, tanto per dire) ci hanno condotto a formulare diverse ipotesi sulla diffusione dei virus e su come combatterl­i. Chi ritiene che queste conclusion­i siano false, deve spiegare perché. Saranno anche tutte opinioni, ma le opinioni non sono tutte uguali: ci sono opinioni e ipotesi fondate, che si reggono su dati e riescono a offrire una spiegazion­e della realtà; e ci sono opinioni e ipotesi infondate, che dipendono solo dalla presunta autorità di chi le difende. Proclamare verità alternativ­e non serve a niente – o meglio serve solo ad aumentare la confusione di fondo, e non ce n’è proprio bisogno. La seconda differenza è ancora più importante. Socrate aveva cercato di cambiare le idee dei suoi cittadini. Ma fino a che non ci fosse riuscito, spiegò, avrebbe accettato di vivere secondo le leggi della sua città. Diversamen­te non è libertà, ma solo l’egoismo di chi pensa di potersi disinteres­sare degli altri, quando non ne ha bisogno. O del bambino che porta via la palla perché non lo fanno vincere. Non è il comportame­nto ideale per garantire il funzioname­nto della società da cui tutti dipendiamo.

Nel 399 a.C. Socrate fu processato. Si discute ancora sulle ragioni – se si trattasse dei due capi d’imputazion­e soltanto (empietà e corruzione dei giovani) o se non ci fossero anche motivazion­i politiche (Socrate non aveva mai fatto mistero delle riserve che nutriva sulla democrazia).

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Il filosofo ateniese Socrate (470-399 a. C.) nel dialogo Critone di Platone respinge le suppliche a fuggire dal carcere di amici e discepoli

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