Uomo, bulimico. E solo
Ricordo come rimasi sorpreso che quel comportamento non fosse soltanto mio. Ricordo che mio fratello mi chiese se era dalla tv che avevo imparato a farlo. Da allora, col disturbo, ci ho sempre convissuto. A volte il vomito sparisce — un anno, qualche mese — poi ritorna: è parte di me. Vomito tutto, anche la bile. E se una volta, a scatenare il vomito, erano le mie angosce sul peso, oggi succede soprattutto quando sono nervoso. E il nervoso si attenua».
Mi sono ritrovata, nelle parole di Francesco, ricordando gli anni in cui vomitavo tutto e anche la bile. Bastava un po’ di riso. L’urgenza delle dita in gola per placare il dolore, il breve sollievo, l’urgenza di rifarlo. Le bacinelle sul letto perché non arrivavo al bagno, e con cui mi addormentavo; quell’odore nauseante. Vomito incoercibile, dicevano, e io meccanicamente ripetevo. Gli amici non capivano. «Incoercibile? Cos, tu esageri sempre».
Io però sono fortunata, perché donna. La bulimia è, con l’anoressia, uno dei pochi ambiti in cui lo stigma sui maschi è maggiore. Vomitare non è certo da «machi». Ogni volta che Francesco cerca aiuto, gli danno questionari al femminile: «Ha mai perso le mestruazioni?»! «Da 1 a 5, quanto non si vede bella come le altre ragazze?» Quando ha provato a prenotare una visita in un centro specializzato, l’operatore non voleva credere che un uomo soffrisse di bulimia: «Sicuro che si tratti di vomito autoindotto?».
«Al momento della visita, prima mi dicono che non ho un disturbo alimentare perché non conto le calorie e non bado al peso che metto su, poi che se anche fosse non possono aiutarmi, perché i pazienti in ricovero e day hospital sono tutte femmine». Italia, 2021: specialisti che non sanno che i disturbi alimentari non sono compartimenti stagni; che non sanno che affliggono, e tantissimo, anche i maschi; che non conoscono il binge eating.
Francesco ha 29 anni e soffre di bulimia da quando andava alle medie. «Ricordo uno sketch di racconta a «dove Gaia spiegava che il segreto del suo fisico era vomitare dopo aver mangiato.
IL «PECCATO» DI ESSERE OBESI
Come combattere il pregiudizio verso le persone obese se a discriminare è spesso la stessa medicina? Lo psicologo Daniele Di Pauli, in prima linea nella sensibilizzazione dei colleghi, ha
scritto uno dei pochi testi italiani su questo tema, (Positive Press).