MOCASSINI GENERE FLUIDO
Giuseppe
Andare in skateboard in mocassini, la cosa più assurda da immaginare. Se si pensa poi che erano le calzature preferite dal fascinoso presidente Usa John Fitzgerald Kennedy come del resto anche dall’impenetrabile avvocato Gianni Agnelli. Simbolo di uno stile informale ed elegante derivato dal mondo universitario anglosassone dove far sport significava anche indossare una divisa total look.
I codici però sono cambiati. Da qualche stagione i mocassini hanno iniziato a rosicchiare sempre più con energia lo strapotere delle sneaker. Alessandro Michele in Gucci, già qualche stagione fa li santifica — in versioni iper trasformiste — come imprescindibili del look maschile (e pure femminile). Non solo. La loro versione elegante e creativa, le slipper, di cui Giuseppe Zanotti è maestro indiscusso, appare in ogni situazione: Lapo Elkann sia nelle vesti di uomo d’affari sia in quelle di protagonista dei red carpet, ne diviene l’indiscusso portavoce.
Sullo skateboard
Ma a porre l’accento e a beatificare la trasformazione del mocassino in genere fluido e non codificato, arriva l’universo degli skater. Lo fa attraverso Palace, marchio londinese di riferimento: dà vita a un paio di mocassini con suola ad hoc per poter veleggiare on the road (senza “capitombolare”),
Brunello Cucinelli:
Brioni: calza coordinata all’abito e l’appuntamento anche più formale può essere risolto senza problemi. Restando comodi. La liberazione e fluidità dei mocassini è passata anche attraverso l’uso di lavorazioni e materiali sempre più variegati. Si va da morbide e colorate pelli lavorate a intreccio, ma anche all’utilizzo delle seta stampata con l’aggiunta di cristalli, più appropriata (ma non solo) per la sera.
Piede scoperto
Estate significa guardaroba più leggero e piede esibito. Così i mocassini (discorso a sé le declinazioni più accollate, quelle vicino alle stringate con cui meglio evitare di non portare le calze), restano la soluzione vincente per scoprire il piede maschile. Se si escludono i bermuda, meglio abbinare i mocassini a pantaloni dalle lunghezze ben calibrate e che scoprano solo “quel giusto” la caviglia: dai morbidi che si stringono sul fondo o più asciutti che si fermano al punto giusto. Resta poi imprescindibile: se proprio si vuole usare il “fantasmino” che questo tenga fede al suo nome. Invisibile.