DIVENTARE RICCHI? NON BASTA UNA CANZONE
Vinci Sanremo e sei a posto per la vita. Magari una volta. L’economia della musica si è infeltrita. Spotify paga fra 1.000 e 3.000 euro per un milione di stream (dipende dalla quota di ascolti free e premium): con 20 milioni di ascolti su Spotify, Zitti e buoni dei Måneskin vale quindi fra i 20 e i 60 mila euro. Il contratto della band con Sony è ovviamente riservato, ma la quota dei diritti per un’artista che si affida per tutto a una casa discografica è mediamente attorno al 20 per cento e mai al di sopra del 30. Essendo 4 nella band siamo ben sotto i 5 mila euro a testa... E aggiungendo anche le altre piattaforme, Amazon e Apple pagano di più perché è tutto premium ma non danno numeri ufficiali, l’incasso non raddoppia. Sono tutte stime, ma il tema è quello della sostenibilità dell’ecosistema musica. Soprattutto in un anno in cui la pandemia ha azzerato gli incassi del live. Quello dei milionari di Spotify è un club esclusivo: l’anno scorso nel mondo sono stati solo 870 – secondo i dati di Spotify – gli artisti che hanno generato ricavi per un milione di dollari e 13.400 quelli che hanno superato i 50 mila dollari. E anche qui bisogna però calcolare la quota che arriva all’artista. Lo streaming ha ridato fiato e riportato il segno più nei bilanci dell’industria discografica. Un po’ meno i conti in banca della classe media degli artisti. In Inghilterra, dove la musica è presa sul serio perché è un’industria, una commissione parlamentare sta cercando di capire se il sistema è equo. Fra quelli che dicono no ci sono anche nomi come Ed O’Brien dei Radiohead e Nile Rodgers che non guadagnano certo noccioline.