Corriere della Sera - Sette

PENSIERONI DI GÓMEZ DÁVILA E LE VITE DEGLI ALTRI CHE SONO LA NOSTRA

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TERESA CIABATTINI SCRIVE su Se sei vivo spara, primo film western gay della storia: «Cosa c’è da commemorar­e? Che nel 1967 avevamo già il cowboy gay?». Poi ricorda Nicolás Gómez Dávila, il quale predisse che «per indagare il secolo nostro, così allagato di fango e di sterco, gli storici futuri dovranno mettersi i guanti».

GRAZIE, LEI MI PERMETTE di recitare il mea culpa e di parlare per la prima volta di Gómez Dávila (19131994), il Nietzsche delle Ande, uno dei pochi pensatori veramente pensanti del ’900. Era colombiano come García Márquez (che diceva che se non fosse stato comunista, l’avrebbe pensata allo stesso modo del fulminante compatriot­a). Gómez Dávila non ricambiò dicendo che se fosse stato romanziere avrebbe voluto scrivere L’amore ai tempi del colera. Lo dico io per lui e pubblico una mini antologia (solo due pensieroni purtroppo) del Nietzsche di Bogotá.

1° PENSIERONE: «Forse il futuro prossimo porterà catastrofi inimmagina­bili. Ma ciò che di sicuro minaccia il mondo non è tanto la violenza di moltitudin­i fameliche quanto la sazietà di masse annoiate».

2° PENSIERONE: «La banalizzaz­ione è il prezzo della comunicazi­one».

FRANCO FREDA SCRIVE: «Se Sorrentino è il regista di Gomorra io sono Napoleone... :-) :-) :-)». E Alessandra Guidone aggiunge: «Ho apprezzato il rinnovato 7 e trovo azzeccatis­sima e deliziosa la nota che definisce Il Joker (club virtuale, ma anche viziato... con ingresso, e stile, libero). Da parecchi anni sono “iscritta” al suo club e seguo “le chiacchier­e” su romanzi, film, canzoni e (perfino!) sport con piacere e interesse. Ma questa volta devo tirare le orecchie a chi ha commesso un incredibil­e errore nel Joker di due numeri fa. Perdoni la pedanteria, ma immagino che questa svista non dipenda da lei. In ogni caso sia indulgente con il colpevole, errare è umano».

CARA ALESSANDRA, la sua richiesta di grazia giunge tardi: la persona responsabi­le è già stata passata per le armi. A proposito di errori, interviene Roberto Esposito: «Rina Fort usò una spranga di ferro (non un ferro da stiro!, come ha scritto lei) per massacrare la moglie e i figli dell’amante». Mi autopasso per le armi. Mirate al cuore.

SCRIVE ALBERTO GUARNIERI: «“Carabba sa da scrittore che giocare con le vite degli altri è giocare sempre alla fine con la propria vita. Siamo una unica, sola biografia che si perpetua nel tempo. Forse ripetendo una storia uguale. Di certo provando gli stessi sentimenti”. Questa sua splendida conclusion­e all’articolo su Vite immaginate del Vasari di Enzo Fileno Carabba uscito sul Corriere merita una ripresa sul Joker». Obbedisco per tirarmi su dopo il colpo da ferro da stiro che mi ha inferto Rina Fort (però ci stava bene come arma del delitto). Ma anche perché il libro di Carabba (Bompiani) è un gran libro.

Il Joker è un club (virtuale ma anche viziato) di amici che non si conoscono di persona e amano chiacchier­are di romanzi, film, canzoni, sport. L’ingresso, come lo stile, è libero

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