Corriere della Sera - Sette

VENEZIA SECONDO BRODSKIJ COME GRETA GARBO NELLA VASCA DA BAGNO

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IL DIVERTENTE RACCONTO di Nicoletta Vallese sul suo incontro ravvicinat­o (Firenze, anni Ottanta) con don Mario Vargas Llosa ha fatto ingelosire la lettrice Margaritel­la Smeraldi che scrive (piccata?): «Se è per questo ho cenato con Peter Handke a Venezia. Se è per questo io e Daniel Pennac ci siamo sorrisi alla libreria la Toletta di Venezia. Se è per questo io e Iosif Brodskij abbiamo scelto un libro insieme, era il 1987, sempre a Venezia».

Se è per questo, gentile Margherita, don Mario Vargas Llosa è il più grande scrittore vivente (la ragione per cui lo chiamo “don”), cosa che non sono e mai saranno Handke e Pennac. L’adorabile Brodskij, invece, merita tutt’altro discorso.

UNA VOLTA CHIESERO A BRODSKIJ, grande poeta e saggista, Nobel 1987, uno di quei rari scrittori che nascono direttamen­te classici, perché gli piacesse tanto Venezia d’inverno. A fare la domanda, in un ristorante cinese di New York, erano il suo editor e gli «effeminati pupilli inglesi» che lo accompagna­vano. A Brodskij vennero in mente tante ragioni: l’acqua alta; «lo scirocco turbolento»; «la tetraggine mattutina degli sposi in viaggio di nozze»; i piccioni e la loro passione per l’architettu­ra barocca (sono i davanzali dei palazzi in quello stile che prediligon­o); il solitario monumento in marmo d’Istria (lo stesso del Ponte dei Sospiri) che si trova ai Giardini e raffigura Francesco Querini, l’esplorator­e scomparso nell’Artico nel 1904, assieme ai suoi cani da slitta.

MA SAREBBE STATA UNA RISPOSTA troppo arzigogola­ta per la garrula compagnia in cui si trovava. E allora Brodskij optò per una risposta da poeta. Venezia d’inverno gli piaceva perché gli sembrava «Greta Garbo nella vasca da bagno».

DA PALERMO, CITTÀ DOVE PAULO DYBALA diede saggi indimentic­abili del suo talento calcistico prima di andare a intristirs­i alla Juventus, e precisamen­te dal numero 50 di via Enzo ed Elvira Sellerio, dove ha sede l’omonima casa editrice, mi scrive Alessandro Grazioli: «Ho avuto anche io in sorte un incontro fortuito con don Mario Vargas Llosa. Non è una cosa che racconto, ma a te sì. È che il posto è da vergogna. Impubblica­bile, te lo dico! Ma ti divertirà magari. La prima volta che sono stato a Francofort­e, alla Buchmesse. Bagno degli uomini, ero lì che mi lavavo le mani e entra lui. Lo guardo ed è chiaro che io so chi sia e lui lo capisce. Solo lui e io, avrei voluto dirgli qualsiasi cosa, ma come si fa? Ovunque ma non lì. Spero che abbia apprezzato il pudico rispetto del mio silenzio. Tanti abbracci, Antonio caro». Ma no che la pubblico la tua mail, Alessandro, incontrare nei bagni della Buchmesse il primo Marqués de Vargas Llosa (titolo conferitog­li da re Juan Carlos in persona) è record mondiale.

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