È UN CANE MORTO
DI PIER ALDO ROVATTI
ella primavera del 1946 il sole era tornato a splendere, e Parigi rifioriva. Cibo e vino continuavano a scarseggiare; ma questo non impediva alle persone di incontrarsi fino a notte fonda, nei caffè della Rive gauche, come racconta Agnès Poignier (in Rive gauche, appena uscito per Einaudi). Così una sera Albert Camus aveva avuto un alterco con Simone de Beauvoir. Era irritato perché né lei né Sartre contrastavano davvero le idee comuniste (vale a dire staliniste), ormai sempre più diffuse. Simone de Beauvoir era invece infastidita dal tono saccente dell’amico: troppa morale e poca politica. «Perché sei contraria alla chiarezza francese?» le aveva chiesto Camus a bruciapelo. Perché la realtà è complicata, e a volte è più facile nascondersi dietro ai principi morali piuttosto che sporcarsi le mani nelle contraddizioni dell’esistenza degli esseri umani, fu la risposta. Che cosa intendeva sarebbe diventato chiaro di lì a poco, con la pubblicazione del libro a cui stava lavorando – doveva essere un piccolo pamphlet, nel 1949 Gallimard lo avrebbe pubblicato in due tomi.
Il libro che meglio caratterizza la stagione dell’esistenzialismo francese, si ripete, è L’essere e il nulla, il capolavoro di
Jean-Paul Sartre. All’inizio lo compravano soprattutto le massaie: pesava 1 kg esatto ed era usato da contrappeso visto che i consueti pesi di rame erano ormai introvabili. Con il tempo era diventato un fenomeno editoriale, e Sartre una celebrità mondiale. Ancora più importante, però, è il libro a cui stava lavorando de Beauvoir, Il secondo sesso. Era nato quasi per caso – non sapendo di che trattare si era messa a scrivere su di sé. Si era resa conto che ciò di cui parlava non riguardava solo lei. «Non avevo mai avuto complessi d’inferiorità, il fatto che fossi una donna, la mia femminilità, non mi aveva mai dato il minimo fastidio». Era il contrario: le cose sono sempre più complicate, quasi mai lineari. Cosa significa essere una donna? Pochi libri hanno esercitato un’influenza tanto duratura.
In fondo, è tutta una questione di sguardi, di come guardiamo noi stessi e gli altri. A spiegarlo era stato Raymond Aron, anni prima, mentre sorseggiavano un cocktail. La filosofia si è sempre occupata di assiomi astratti e teorie universali. Penso dunque sono, scriveva Cartesio, chiaro e francese. Ma io chi? Prima ancora di porci queste domande così generali, noi siamo già da sempre catapultati in un mondo fatto di cose e persone, di situazioni concrete. Perché non occuparci di queste relazioni che ci costituiscono per quello che siamo? Dobbiamo imparare a osservare di nuovo, dal nulla, ciò che siamo e ciò che ci circonda, era la nuova lezione della fenomenologia. «Se si è fenomenologi si può parlare persino di questo cocktail, ed è filosofia!». Se s’impara ad osservare, si può parlare persino delle donne.
In effetti, cosa vediamo, osservando? «Egli è l’assoluto, lei è l’altro», risponde de Beauvoir. Il mondo in cui viviamo è costruito da uomini; la donna si definisce in negativo, per difetto, in quanto non corrisponde pienamente a quella descrizione. È un fatto così scontato che quasi non lo si nota, fin dalle parole che usiamo. Come «uomo», appunto, che significa sia il maschio sia l’essere umano in generale. Perché il maschio (il suo corpo, le sue esperienze, le sue idee) è la misura. La donna è l’altro. Niente è neutrale.
La donna è una costruzione sociale,
un’invenzione maschile: «donne non si nasce, ma si diventa». Sono relazioni di potere, non biologia. Intendeva che le donne non sono nate femminili, ma sono condizionate dalla società ad accettare un’esistenza passiva. E identificandosi con questa immagine – con lo sguardo maschile – rinunciano a farsi soggetti indipendenti. L’esistenza di una donna, scriveva, è un crescendo di condizionamenti, dalla più tenera età. I ragazzi sono esortati a essere coraggiosi; non sorprende invece che una ragazza pianga e sia fragile. I ragazzi corrono e saltano, le ragazze si vestono graziosamente e stanno attente a non sporcarsi. La jeune fille rangée, la ragazza perbene, composta. Le ragazze pensano a sé stesse «come posizionate nello spazio», come oggetti, ha osservato Iris Marion Young, invece che come individui che definiscono e formano lo spazio intorno a sé con i loro movimenti. Oggi la condizione delle donne è cambiata, certo. Quanto?
Intanto l’analisi procede indagando tutto, dal piacere al matrimonio, mostrando come influenze e abitudini possano creare una struttura da cui è poi impossibile liberarsi. Camus l’avrebbe accusata di umiliare il maschio francese, ridicolizzandolo. Ma lei stava semplicemente facendo tesoro di alcune delle pagine più famose di tutta la filosofia, quelle di Hegel sul rapporto tra servo e padrone. Il padrone vede il mondo dal suo punto di vista, e così fa il servo, che proprio per questo gli è assoggettato. Fino a che non comprende che l’intera relazione sussiste grazie al suo lavoro e finalmente acquista coscienza di sé, imparando a osservare il mondo dal suo punto di vista, come soggetto autonomo. È il momento della rivoluzione, del cambiamento.
Perché le cose cambiano, seppur meno velocemente di quanto si vorrebbe. Anche grazie a libri come questo che, sovvertendo idee tanto radicate, è riuscito a incoraggiare lettrici (e lettori?) a rivoluzionare la loro stessa esistenza, alla faccia di chi si ostina a ripetere che è tutto «normale» e «naturale» senza riuscire ad allungare lo sguardo al di là delle proprie abitudini. Darwin ha riposizionato gli esseri umani rispetto agli animali e Marx rispetto al lavoro: Simone de Beauvoir ha riconfigurato le relazioni tra uomini e donne. Ecco un bell’esempio, concreto, di cosa sia stato l’esistenzialismo: un invito a essere liberi, perché non esistono nature già definite e vite già scritte. L’obiettivo non è tanto l’uguaglianza di genere quanto la possibilità per tutti di poter scegliere cosa fare di sé stessi. Una bella sfida, che Simone de Beauvoir ha saputo fare propria divertendosi. Si pensa sempre agli esistenzialisti come a persone tristi e tenebrose. Hanno riso, pianto, bevuto, ballato, litigato, amato. Hanno gustato la vita.
GLI INTELLETTUALI PARIGINI ANNI 40-50 SONO BEN RACCONTATI
NEL LIBRO DI AGNÈS POIGNIER RIVE GAUCHE (A FIANCO). NELLA PAGINA DI DESTRA DUE CELEBRI LIBRI DI SIMONE DE BEAUVOIR, IL SECONDO SESSO
MEMORIE DI UNA RAGAZZA PERBENE
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