EMMANUEL CARRÈRE RACCONTARSI SENZA PIÙ L’ALIBI DELLE VITE DEGLI ALTRI
Emmanuel Carrère, che verrà premiato al Taobuk festival il 19 giugno a Taormina, può scrivere di qualsiasi cosa. Le sue frasi a spirale e i contrappunti dello sguardo ci seducono e spiazzano come nessun altro. In Yoga (Adelphi) la sfida è da funambolo senza rete, né bilanciere, forse persino senza fune: scrivere di sé senza l’alibi di una storia più grande (un omicidio, un personaggio, uno tsunami). Anche qui l’inatteso irrompe: la morte di un amico nell’attentato a Charlie Hebdo, che lo strappa via dal ritiro spirituale. Ma la vera catastrofe è interiore, privata, una disfatta dovuta al demone dell’auto-distruzione: è la fine della storia con la donna della sua vita. E di cui, però, non può scrivere tutto. La nemesi: lui che scrivendo delle vite degli altri ha raccontato di sé senza tabù, ora che racconta di sé non può raccontare tutto degli altri. La letteratura, con chi non mente, è spietata.