FRANCESCA SERALVO E IL ROMANZO DELL’OLTREPÒ
Il nonno che ha acquistato il borgo, il greco che qui portò lo stile della Borgogna, l’enologo che dà un senso al caos. Così è nato il Noir
Le storie, secondo Gianrico Carofiglio (in Ragionevoli dubbi) “sono uno strumento per dare un senso al caos”. La nostra inizia da un borghetto abbandonato, Corvino San Quirico, sulla collina Mazzolino, Oltrepò Pavese. Il primo personaggio a entrare in scena è Enrico Braggiotti, banchiere di origine turche che diresse la Comit. Il secondo è Luigi Veronelli che consiglia al banchiere di usare il suo Pinot Nero per il vino rosso e non per le bollicine. Il terzo è Kyriakos Kynigopoulos, un ex ragazzo greco, negli Anni 90 era considerato l’enologo emergente in Borgogna (ora detta legge in 150 aziende). Se fosse un romanzo, l’autrice sarebbe Francesca Seralvo (nell’illustrazione a fianco), l’avvocato di diritto commerciale che ha lasciato la toga per dedicarsi alla Tenuta Mazzolino. È lei a raccontare come è nato uno dei migliori Pinot Nero d’Italia, il Noir (la 2017 è l’annata in commercio, con profondità balsamica, freschezza e richiami al terreno gessoso, 30 euro).
«Siamo 12 nipoti e 22 pronipoti», elenca Seralvo, «nonno Enrico voleva un borgo per riunire tutta la famiglia. Lo acquistò dagli eredi di Alfonso Corti, marchese e anatomista, che alla fine della sua carriera scientifica si dedicò alla produzione di vino, creando una cantina a 11 metri sotto terra, con la temperatura controllata da un sistema di bocche di lupo». Giacomo Bologna, icona della Barbera, spiegò a Braggiotti che quella terra era il “Vecchio Piemonte”, si doveva puntare sui rossi. Veronelli confermò. «La prima annata fu la 1985. Nel 1999 nonno lesse di Kyriakos su un quotidiano e andò a cercarlo in Francia, perché voleva importare lo stile della Borgogna», spiega Seralvo. «Gli chiese di venire subito nella Tenuta. Lui non intervenne in campagna ‘“per rispetto delle vigne”, ma in cantina sì». Tre gli ettari per il Noir, con pendenze fino al 70%. Venti gli ettari in totale (anche Chardonnay e Croatina). L’enologo residente e direttore è Stefano Malchiodi, impegnato a far emergere la parte eccellente di un Olprepò tormentato. Puntando sulla storia del Noir. Che aiuta a «dare un senso al caos».