DDL ZAN E CASO UNGHERIA SEGNATEVI LE RISPOSTE DI DRAGHI E VON DER LEYEN
Cara Lilli,
Che il nostro Paese abbia bisogno di un disegno di legge per punire più severamente l’istigazione ad atti discriminatori per motivi fondati sull’identità di genere, ci indica però l’aria che tira, e non solo da noi. In Ungheria stanno molto peggio. Lì è stata appena approvata una legge contro la diffusione di materiale che “promuove” l’omosessualità o il cambio di sesso agli occhi dei minori di 18 anni. Ufficialmente si vuole combattere la pedofilia, in realtà è l’ennesimo passo dell’ultraconservatore Orban verso un intollerabile oscurantismo medievale. A nulla sono valse le proteste delle comunità Lgbtq+ e la severa condanna della grande maggioranza dei membri dell’UE che chiedono un intervento della Commissione europea, la cui presidente von der Layen ha già dichiarato: «La legge ungherese è una vergogna, discrimina persone sulla base dell’orientamento sessuale e va contro i valori fondamentali della Unione. Noi non faremo compromessi su questi principi».
Ma il premier ungherese fa sapere che lui tirerà dritto. Come sempre la storia si ripete e ci dimostra quanto sia importante non dare mai per scontati i diritti acquisiti. E che a rischiare e a pagare il prezzo più alto sono sempre i soggetti più esposti e fragili: le minoranze etniche, le donne, i bambini, gli omosessuali, i “diversi”.
E questo valga anche come monito per quei leader che in Italia – vedi Giorgia Meloni – che hanno individuato in Orban un interlocutore privilegiato in Europa.