RACCONTO UNA POESIA A PUNTATE E INTANTO RIMPIANGO ERIKSEN SOGNANDO UN MARGARITA
MI PIACE TANTO UNA POESIA dal titolo (straordinario come la poesia tutta) Immaginando me stesso come un giovane soldato nazista di stanza a Buchenwald. Si trova nel libro di Carlo Carabba La prima parte (Marsilio) e ve la racconto a puntate come un romanzo d’appendice. Il poeta partecipa a un reading in Campidoglio per il Giorno della Memoria. Mentre aspetta il suo turno, ascolta i versi degli altri che si immaginano prigionieri dentro un vagone piombato «nell’orrore / della notte più nera». A lui viene in mente una cosa diversa. Pensa («statisticamente») che, se fossero nate nei primi vent’anni del Novecento, le persone presenti al reading si sarebbero trovate dalla parte dei nazisti... (fine prima puntata – continua).
ITALO BECCARIA RISPONDE alle “10 domande 10” di Brera & Calzini. Miglior scrittore vivente: «Gira gira siamo sempre lì… Don Mario, oppure Patrick Modiano che è il suo esatto opposto (uno mette, l’altro toglie). Forse, più di tutti, Javier Marías. Lei non ne ha mai parlato ma ti avvolge nella sua prosa e finisci come il più grande elefante indiano avvolto in una rete di capelli femminili (non riesci a liberarti). Pensavo che il Nobel l’avrebbero dato a Richard Ford (ahahah)». Scriba italiano più sottovalutato: «Gianni Clerici (in coppia con Tommasi i migliori telecronisti sportivi di sempre)».
CLERICI SÌ (quando leggo le sue cronache di tennis è come se Micòl Finzi-Contini fosse scappata dal lager e tornata a giocare). Marías no, direbbero a Firenze: icchè c’entra i’culo (Marías) con le Quarant’ore (don Mario Vargas Llosa)? Modiano sì, è uno che sa che l’incipit di una storia deve essere secco come il Martini: «Otto anni fa, su un vecchio numero di Paris Soir del 31 dicembre 1941 mi sono soffermato sulla rubrica di terza pagina: Da ieri a oggi. Nelle ultime righe, ho letto: “PARIGI Si cerca una ragazza di 15 anni, Dora Bruder, m 1,55, volto ovale, occhi castano-grigi, cappotto sportivo grigio, pullover bordeaux, gonna e cappello blu marina, scarpe sportive color marrone. Inviare eventuali informazioni ai coniugi Bruder...”.
PER DOMENICO BRUSCHI il margarita era il drink preferito di Hemingway. Ma quando mai? Gli ho risposto. E lui: «Ha ragione, non ho mai trovato traccia che accosti Hemingway al margarita». L’abbinamento di Domenico ha origine poetica: «Il margarita, mio drink preferito, lo inventò, pare, un pescatore messicano dopo una delusione d’amore. Allora ho pensato a Santiago del Vecchio e il mare, al suo ritorno a casa dopo la sfortunata pesca. Alla sua amarezza e a quanti margarita (mojito) gli saranno serviti per coricarsi e sognare i leoni. Perdonatemi!». Perdonatissimo. Anche perché lei scrive: «La più bella di quest’anno è “C’è del calcio in Danimarca” (sua)». Ah, il mio grande Eriksen! Mi ci vuole un margarita, subito.
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