FEDEZ SI È PRESO GIOCO DELLA POLITICA E HA SBAGLIATO TROPPO SHOW FA MALE
Cara Lilli, Matteo Renzi ha avuto un bel coraggio a presentarsi nella sua trasmissione in un ambiente che sapeva essere assolutamente ostile nei suoi confronti. Cosa si aspettava, di essere apprezzato per quello che ha fatto e sta continuando a fare? Non credo, non è un idiota, forse solamente di potere dire quello che aveva da dire (magari bugie) e poi essere contraddetto. Tutti abbiamo capito la posizione di Travaglio e di Giannini, assolutamente condivisibile, perché non sono mai stati interrotti. Non abbiamo avuto la possibilità di ascoltare fino in fondo dove Renzi voleva arrivare
Attilio Lucchini attiliolucchini@hotmail.com
Cara Lilli, sono una ragazza di 21 anni, seguo spesso la sua trasmissione con i miei genitori. Sarei molto curiosa di sapere cosa ne pensa della eventuale scelta di Fedez di buttarsi in politica e della sua strategia di comunicazione. Grazie
Emma Invernizzi emminainve@gmail.com
Caro Attilio, a Matteo Renzi ho riconosciuto in trasmissione il coraggio di essere venuto in una puntata difficile, ma penso anche che abbia partecipato fondamentalmente per fare uno show, per eludere le domande più scomode e per attaccare frontalmente gli altri ospiti – e me – su argomenti che non c’entravano nulla. Non gli è stato impedito di arrivare al punto: è lui che non ci è voluto arrivare. La prevalenza dello spettacolo sui contenuti politici è una tendenza che va avanti da parecchio tempo: gli intrecci fra questi due generi riguardano soprattutto Silvio Berlusconi e, in epoca più vicina, lo stesso Beppe Grillo, che riempiva i teatri con i suoi monologhi spesso di grande qualità, da cui è poi nato un movimento politico capace di travolgere gli equilibri elettorali degli ultimi dieci anni.
Il fatto che i confini tra politica e spettacolo siano ormai così fluidi e sfumati spiega forse perché molti giornalisti sono caduti nel tranello di Fedez - cara Emma- prendendo sul serio una sua possibile “discesa in campo”.
D’altronde, nell’ultimo anno, il rapper si è speso molto per alcune battaglie civili, dall’emergenza Covid al sostegno al disegno di legge Zan contro l’omotransfobia.
Prendersi gioco in questo modo della politica, però, è un esercizio scivoloso e discutibile, che probabilmente non fa bene al dibattito civile e democratico del Paese: fra battute, insulti, show e parodie diventa tutto confuso, e nella confusione è più difficile capire se chi parla sta promuovendo un’idea o piuttosto un nuovo disco, una bevanda o le scarpe di una multinazionale.
E fra ingiurie, spiritosaggini e stoccate diventa più complicato ottenere risposte precise quando si chiede doverosamente conto di bonifici che arrivano da regimi stranieri autoritari.
«LA PREVALENZA DELLO SPETTACOLO SUI CONTENUTI
VA AVANTI DAI TEMPI DI BERLUSCONI E GRILLO»