IL PIANETA SENZA NAPOLI?
COSA SAREBBE MILLENNI DI NOIA
SONO STATO ALL’UNIVERSITÀ FEDERICO II due settimane fa per un bel convegno su don Mimì Rea, uno dei maggiori scrittori del Novecento italiano. E ho avuto la conferma che senza la scuola napoletana avrebbe pienamente ragione Umberto Saba: «La letteratura italiana sono secoli di noia».
ERA APPENA FINITA LA GUERRA e Domenico Rea con i suoi racconti fece l’elettrochoc all’Italia bigotta degli anni Cinquanta. Con scene come questa: «Palpitarono i muscoli delle mie cosce a un nuovo soffio d’aria. Ma lei c’intese un richiamo d’amore: e restò agghiacciata, lasciò cadere dalle mani il lenzuolo spiegato e trascurò ogni altra faccenda; e, a braccia levate, come si arrendesse, con le pupille luccicanti venne a cadere in ginocchio, con grande rumore davanti alla mia vergogna, che guardò esterrefatta dicendo: “Biata, biata lei la vostra fidanzata!”».
I NUDI PIÙ BELLI della letteratura italiana (non solo novecentesca) li disegnò Rea. Così: «Mariannina, invece, russava gentilmente con un fiato a riccioli dal naso, con tutta la personcina nuda e rosea, come, allora allora, uscita dalle mani di Dio. Dietro i seni grandissimi e come diffusi di lievito, il volto di putto sembrava un felice paesino a valle». Beato, beato il suo fidanzato!
IL MONDO DI REA è un mondo di violenza, avidità, miseria, eppure sembra uscito, adesso adesso, dalle mani di Dio. Forse perché Rea era figlio di una levatrice e il suo primo racconto in assoluto, scritto da bambino, «parlava di ragazzini, incantati dalla nascita di un fratellino, che loro aveva portato in dono mia madre in una valigetta».
PER CAPIRE COME SCRIVEVA DON MIMÌ ci vuole Giambattista Basile, lo Shakespeare di Napoli. Una sua storia spiega tutto. Un re non riesce ad avere un figlio. Gli consigliano una ricetta infallibile. Il cuore di drago di mare messo a bollire da una ragazza vergine. La cuoca resta incinta (sembra Tammurriata nera: «’E vvote basta sulo ’na guardata, e ’a femmena è rimasta sott’a botta ’mprissiunata»). E non solo lei: «s’ingrossarono pure tutti i mobili della casa e in capo a qualche giorno figliarono pure quelli: il letto a baldacchino fece un lettuccio, il forziere fece un cofanetto, le sedie fecero seggioline, la tavola un tavolino il vaso da notte fece un vasetto smaltato così bello ch’era una delizia». La prosa di Rea, come il cuore di drago basiliano, mise incinta l’Italia Anni 50.
CHIUSO IL CONVEGNO, sono andato al Vomero a vedere Qui rido io, il film di Mario Martone su Eduardo Scarpetta, re del teatro napoletano che shakespearianamente (ci risiamo) successe sul trono ad Antonio Petito e fu poi detronizzato dal figlio Eduardo (De Filippo). Il film è superbo e Toni Servillo (Scarpetta) non recita, fa direttamente metempsicosi. Cosa sarebbe il pianeta senza Napoli? Millenni di noia.
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DOMENICO REA FECE L’ELETTROCHOC ALL’ITALIA BIGOTTA
SERVILLO (SCARPETTA) NON RECITA, FA METEMPSICOSI