Corriere della Sera - Sette

NEI LOCALI NON SOLO CUOCHI (E SPERIAMO NEI GIOVANI)

SERVONO PURE I MANAGER

- DI DARIO DI VICO

«I dehors sono nati come una soluzione emergenzia­le e di stampo precauzion­ale ma alla fine si sono rivelati una novità del paesaggio urbano e un presidio sociale delle strade. Siamo tutti diventati un po’ più francesi. E i tavolini all’aperto sono serviti non solo a ravvivare le città ma in molte situazioni anche a contenere la mala movida. Non a caso qualche sindaco, come Bucci a Genova, ci ha già chiesto di organizzar­li anche il prossimo anno». Roberto Calugi è il direttore generale della Fipe, la federazion­e che raggruppa gli esercenti di bar e ristoranti. Racconta come una ricerca condotta a Roma mostri che il 70% dei cittadini approva i dehors e solo una minoranza si opponga per l’impatto che hanno avuto sulla riduzione dei parcheggi.

Più in generale l’attività della ristorazio­ne è ripartita ma il settore pur lavorando a pieno ritmo è riuscito a recuperare solo 10 dei 34 miliardi che aveva perso nel 2020 e tornerà ai livelli pre-Covid solo nel 2023 con l’auspicabil­e revival del turismo straniero. «Abbiamo ancora le ossa rotte», continua Calugi, «e molti imprendito­ri si sono dovuti indebitare. La crisi però ha fatto capire a tutti quanto sia importante la ristorazio­ne anche per l’intera filiera a monte, quella agro-alimentare del made in Italy. C’è una maggiore consapevol­ezza del nostro ruolo».

Superata però la bufera come si andranno a delineare le prospettiv­e della ristorazio­ne italiana? Sarà spazzata via dalle catene del cibo in franchisin­g? «Penso proprio di no. Credo però che la risposta da dare alla crisi sia fatta innanzitut­to di competenza managerial­e, una parola che in passato è stata poco accostata ai problemi del settore ma che adesso indica un passaggio necessario e non più rinviabile. Non bastano i bravi cuochi a qualificar­e la nostra attività ci vuole anche più competenza imprendito­riale e fortunatam­ente i giovani che aprono nuovi locali sembrano avere con sé un approccio più moderno, più disponibil­e. Ho grande fiducia in loro, portano energie nuove e meno improvvisa­zione».

Roberto Calugi, direttore

generale della Fipe

I TAVOLINI ALL’APERTO HANNO RAVVIVATO LE CITTÀ E CONTENUTO LA MALA MOVIDA

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