ESPORCI INCONTRANDO L’ALTRO CI TOGLIE PROTEZIONE MA È IL SOLO MODO DI ESISTERE
Stamattina ho incrociato per strada un ragazzo che faceva jogging: aveva i fianchi pieni, quasi femminili. Ho pensato al suo bisogno di dimagrire, di piacere, a quale investimento emotivo ci fosse nella scelta di correre appena svegli, e ho provato tenerezza. Ho pensato a un amico che da un po’ ha
passato i 50 e mi ha detto che sfilarsi la maglietta
davanti a una donna non gli viene più naturale. Ho pensato a quanto siamo vulnerabili, femmine e maschi, non solo perché quel pugno di ossa e muscoli e tendini che chiamiamo io può spezzarsi da un momento all’altro, ma perché finché lo abitiamo, finché ci tiene in vita, il nostro corpo ci supera, viene prima di noi, lotta per farsi desiderare e teme il rifiuto, dato che quel rifiuto ci annienta, sembra riguardare la nostra persona per intero.
Non mi sono mai liberata dal senso di responsabilità che essere desiderati implica e che mi ha penalizzato l’adolescenza: e se poi deludo le aspettative? Temevo di essere un inganno. Invecchiando, ho creduto che avrei finalmente avuto diritto all’imperfezione, ma non l’ho mai accettata.
Eppure so che il desiderio ha a che fare con il corpo soltanto per finta, che è orientato dal nostro fantasma inconscio – direbbe la psicanalisi. Anni fa, parlando di un’app per incontri alla quale era iscritto, uno paragonò il desiderio all’appetito: di fronte a un piatto di pasta, ti viene voglia di mangiarla. Io replicai che il desiderio prescindeva dalla disponibilità della pasta, era un languore per la pasta senza requie, e che proprio nella mancanza della pasta, in quella tensione irrisolta con lei, scoprivi qualcosa di nuovo su di te: il desiderio aveva un potere di rivelazione. Lui mi trovò un filo enfatica, ma dev’essere colpa della pasta – a dirla tutta, poco struggente come oggetto del desiderio.
Quel che nel suo ultimo libro, Esiste il rapporto sessuale?, in cui ragiona di eros a partire dalla celebre dichiarazione di Lacan, «il rapporto sessuale non esiste», Massimo Recalcati attribuisce all’amore, cioè rendere insostituibile un singolo corpo, trasformarlo in «nome», è per me esattamente ciò che fa il desiderio. Ciascuno di noi è unico e irripetibile, ma solo lo stordimento del desiderio ce lo ricorda con estrema lucidità. Ecco perché l’incontro è sempre un’incognita che può sconvolgerci e spaventarci. Esporci ci toglie protezione, ma è l’unico modo che abbiamo di esistere. Andiamo verso l’altro sigillati nel confine della nostra pelle, con la nostra miseria organica, e nella pretesa di essere adorati come fossimo immortali. È questo il miracolo del desiderio.
Ci pensavo stamattina, mentre il ragazzo correva senza vedermi, ignorando la solidarietà fortissima che sentivo per lui, e per ogni corpo sulla Terra.
PRETENDIAMO DI ESSERE ADORATI COME FOSSIMO IMMORTALI
(SIAMO VULNERABILI MA ANCHE UNICI E IRRIPETIBILI)