DI MICHELA PROIETTI
tappe mancate, soprattutto legate alla sfera privata», racconta l’autrice. A far riflettere Virginia è l’incontro con una storia, quella di una spilla da balia. «Quella spilla che si mette sulla strada di Virginia, in realtà, l’ho incontrata per prima io. Durante un pranzo di Ferragosto in Oltrepo Pavese ho conosciuto un anziano signore, che mi ha raccontato la storia di una sua parente, moglie di un partigiano, che si era tolta la spilla dalla gonna per coprire le nudità di Claretta Petacci, impiccata per i piedi a Piazza Loreto». Il riferimento storico entra così in quello che fino a quel momento era stato un racconto a tratti biografico, fatto di tanti Frecciarossa, «dove prendevo molti appunti osservando gli altri, che Elisabetta Sgarbi mi ha chiesto di raccogliere in un libro». Il personaggio di Virginia si intreccia a una vicenda accaduta 70 anni prima, con figure come quella di Don Pollarolo: «La scoperta di questa storia le permetterà di scoprire la pietà e il perdono».
Sullo sfondo ci sono tanti tic della contemporaneità, da Milano a Roma: un romanzo femminile, ma non femminista. «Non amo molto la parola femminista, ma riconosco che gli uomini escono male dal mio racconto e so che questo è un libro amatissimo dalle donne, che riconoscono tra le righe quel loro substrato di tenacia e resistenza: non rivendico a tutti i costi un pubblico maschile».
Un libro che spezza i cliché e che non è figlio del lockdown. «Quello che avevo scritto durante il primo lockdown del 2020 era un romanzo triste: così ho ricominciato daccapo. Oggi posso dire che non è nato durante la pandemia, un periodo che ho voluto tenere fuori dalla trama, a parte qualche mascherina e un tampone di tanto in tanto, nuova misura di accettabilità sociale, anche tra coppie». Ne esce una realtà verosimile, con situazioni tipiche della vita di molti e l’ingresso anche di qualche neologismo, come “solitarietà”. «Non è la solitudine, ma l’affezionarsi allo stare da sole: anche lo yoga diventa un esercizio di autonomia fisica, in cui, indipendenti e flessibili, non abbiamo più bisogno di qualcuno che ci aiuti ad allacciare il tubino la sera, prima di uscire».