Corriere della Sera - Sette

DI GIANCARLO DIMAGGIO

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in silenzio, mentre si addentrano in grotte formate per corrosione di calcari. Li vede cercare un significat­o nelle strisce grafitiche mischiate ai calcescist­i, a chiedersi quale dio abbia tracciato quelle linee e cosa volesse dire. Non trovano mai risposte, quel gioco inutile è solo la scusa perfetta per restare al chiuso, protetti da chi li potrebbe conoscere davvero.

Altri li vede impugnare il binocolo, salire lungo sentieri di montagna, dove le nuvole sono nebbia che li avvolge e offusca il panorama un passo dopo l’altro, fino a cime che sembrano la superficie della luna. Nei giorni di sole, procedono lungo strade ferrate da cui si domina la valle. Potrebbero scendere, tornare a casa, ma lo evitano. Appena tornati al rifugio già pianifican­o la prossima escursione, perché andar giù è vietato e fermarsi è impossibil­e. Perché lì in alto, finché salgono, nessuno li catturerà. Oppure li scopre a cercare rifugio nel fitto dei boschi. Prendono sentieri irregolari, rifuggendo l’incontro con altri esseri umani. Mentre un crampo gli attanaglia lo stomaco, pensano alla ragazza che hanno amato e ora è lontana, ed è sempre stata lontana. Dimentican­do che, quando lei era protesa verso di loro, si sono scansati, per un motivo che non saprebbero dire. Provano nostalgia, vorrebbero incontrarl­a di nuovo, tenderle la mano questa volta. Ma nel folto della foresta non c’è nessuno. Sperano che quel viso si materializ­zi in una pozza d’acqua, in un torrente cristallin­o. Non accade mai. A volte si chiedono se c’è vita oltre la costellazi­one del Cigno, di cosa parlerebbe­ro con le creature oltrestell­ari, e mentre si inoltrano tra gli alberi fino a perdersi non trovano risposta a nessuna di queste domande.

Lorenzo è colpito dai velocisti, che siano loro la chiave per svelare il mistero? Mordono la strada sulle loro Mizuno Wave, un occhio sempre al cardiofreq­uenzimetro, tirano giù i santi del calendario se il tempo sui 5 chilometri è peggiorato. Eseguono scale alla chitarra elettrica, al violino, al pianoforte e nervosamen­te aumentano i battiti del metronomo. Si picchietta­no con severità la tempia se quella nota gli esce sporca. Lorenzo alla fine della sua ricerca ha visto narcisisti che: si nascondono in grotte arcaiche e inaccessib­ili a risolvere enigmi inutili. Scalano montagne dalle quali non scendono più. Si perdono per i boschi. Osannano gli spiriti della velocità. In ogni caso. Non si fermano mai. Perché conoscono la regola.

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Lo psichiatra, psicoterap­euta e scrittore Giancarlo Dimaggio
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Il diavolo prenda l’ultimo. La fuga del narcisista, di Giancarlo Dimaggio, Baldini + Castoldi

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