Corriere della Sera - Sette

LA DI TUTTI NOI CHE POLANSKI HA RESO PROFETICA NIENTE INSULTI A FAYE DUNAWAY!

- DI ANTONIO D’ORRICO

LA VECCHIA AMICA NICO VALLESE scrive: «Ho visto questo e ho pensato subito a te e l’ho comprato: Il grande addio di Sam Wasson (Jimenez Edizioni). È un libro su Chinatown di Roman Polanski, sul protagonis­ta Jack Nicholson («Lascia perdere, Jake, è Chinatown!», battuta fantastica) e su tutte le altre Chinatown della vita («Sognare di essere in paradiso e svegliarsi al buio: questo è Chinatown»). In copertina c’è Nicholson con la narice tagliata. Tra le pagine ho trovato finalmente la conferma di quello che avevo sempre sospettato: Faye Dunaway oltre a troneggiar­e nei sogni agitati dei miei amici maschi di allora era una grande stronza».

ASSOLUTAME­NTE MAI, MIA CARA, Faye Dunaway può essere quello che dici tu (non ce la faccio nemmeno a ripeterlo). Ho testimoni diretti a suo favore. Uno è Alberto Ongaro, l’autore della Taverna del doge Loredan, uno degli highlights della letteratur­a italiana Secondo Novecento. La diva, dopo averlo squadrato, gli disse: «Cara de bandido». Ongaro custodiva quelle parole tra i ricordi più cari. L’altro testimone è Enrico Vanzina che la accolse a Venezia (e credo non si sia ancora del tutto ripreso) sul set della Partita (strabilian­te romanzo ongariano, da cui i Vanzina Bros trassero un film).

NEL GRANDE ADDIO SAM WASSON parla molto di Polanski, uno che fu bambino nel ghetto di Varsavia, poi regista di Rosemary’s Baby (il film più demoniaco mai girato sul demonio?), per scoprirsi quindi, «davanti alla porta insanguina­ta di Cielo Drive», vedovo di Sharon Tate per mano di hippy impazziti (figli di Rosemary pure costoro?). Non è una vita quella di Polanski, è un résumé degli orrori novecentes­chi (e in Chinatown tutto questo si sente). Quentin Tarantino in C’era una volta a... Hollywood elabora il suo lutto per la morte di Sharon Tate, la tragedia che suggella la fine del sogno hollywoodi­ano. A identiche conclusion­i mi pare giunga Il grande addio. Wasson ci regala una delle ultime cartoline della Hollywood felice. Ritrae lo sceneggiat­ore Robert Towne, che scrisse Chinatown assieme a L’ultima corvè ea Shampoo (e intanto aiutava Francis Ford Coppola a risolvere le scene più delicate del Padrino), mentre lavora giorno e notte nella villa del produttore Robert Evans senza lasciarsi tentare dalle ragazze in bikini che sguazzavan­o in piscina.

CHINATOWN (1974) È STORIA DEL CINEMA edè l’ultima reincarnaz­ione di Philip Marlowe. Forse è anche una profezia (tutto il mondo ora è una Chinatown).

P. S. Nel 1978 Ongaro fece per L’Europeo un reportage sui luoghi di Raymond Chandler e nel palazzo (all’incrocio tra Hollywood Boulevard e Ivar Avenue) dove c’era l’ufficio di Marlowe si imbatté in una porta con la targhetta «Albert Karsa Investigat­ions». Con la sua migliore faccia da bandito, Ongaro suonò il campanello...

Il Joker è un club (virtuale ma anche viziato) di amici che non si conoscono di persona e amano chiacchier­are di romanzi, film, canzoni, sport. L’ingresso, come lo stile, è libero

HO TESTIMONI DIRETTI A FAVORE DELL’ATTRICE (UNO È ENRICO VANZINA CHE NON SI È ANCORA RIPRESO)

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