Corriere della Sera - Sette

VERDE SPERANZA

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TRA POLONIA E BIELORUSSI­A SI ACCENDONO LUCI SOLIDALI. SONO QUELLE DELLE (POCHE) CASE DISPOSTE AD ACCOGLIERE I RIFUGIATI

LTESTO E FOTO DI ROBERTO SALOMONE

a rotta dei migranti sfiora la piccola città di Sokolka nel nord est della Polonia. È da qui che sono partito. Incontro Anna, una ragazza venuta da Varsavia per pregare per la sorte di coloro che non sono accolti dal suo Paese che non riconosce più. Nelle foreste si trovano i segni del recente passaggio: un documento di viaggio conferma che molti sono arrivati dalla Bielorussi­a con un visto turistico. Provo a seguire le strade secondarie che portano al confine ma è inutile. La zona è tutta militarizz­ata, non si passa. Mi dirigo verso il villaggio di Bohoniki. Nel cimitero sono sepolti tre migranti: cumuli di terreno sui quali sono stati posti rami di abete. Arrivo a Michalowo. Conosco Maria Ancipuck. Mi racconta dell’iniziativa delle luci verdi: significa che i migranti sono i benvenuti. Così fanno anche il sindaco Marek Nazarko e, nella foresta a pochi chilometri dal confine bielorusso, Marius Kozak: all’entrata del suo agriturism­o la luce è accesa. «Ma siamo in pochi, dice, e non siamo ben visti dai locali».

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Anna prega sulla strada che conduce al confinetra la Polonia e la Bielorussi­a; la sepoltura di tre migrandi nella foresta vicino a Bohoniki
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