Siamo alla vigilia
di una nuova guerra dei cookie. E, attenzione, non è un tema che coinvolge solo i programmatori o le piattaforme di pubblicità: ad andarci di mezzo sarà, ancora una volta, il nostro modo di navigare in Rete. Dal 9 gennaio 2022, infatti, ci verrà chiesto di dare il consenso al tracciamento delle nostre informazioni da parte dei siti che stiamo consultando, tramite i cosiddetti cookie di prima parte, nel rispetto delle nuove linee guida del Garante per la Privacy. Accade già, in diversa forma e su indicazione dell’Europa, dal 2015. Adesso, sempre con l’importante obiettivo di tutelare i nostri dati, è emersa «la necessità di un quadro rafforzato».
Dov’è allora il problema? Fra le pieghe delle linee guida, nel modo cioè in cui ci verrà chiesto il consenso: dei banner con una X (che potrebbe servire sia per chiuderli sia per negare la profilazione) e un comando per accettare tutti i cookie. Secondo gli editori quei banner non devono indurre al rifiuto. Perché? Se tutti dicono di no, più o meno consapevolmente, i siti perdono informazioni preziose e monetizzabili sui loro utenti, la qualità si abbassa e la dipendenza del mercato dai colossi del web aumenta.