MIGNON A CAVALLO DEL SUO DRAGO SALVA IL PRINCIPINO DALLA NOIA
“Nonna Sama” si inginocchia «per stare all’altezza dei bambini». E porta tutti in Siberia
I bambini – più di mille, «e dire che si era in piena pandemia, mi paiono tantissimi» – che avevano amato la storia di Mignon e il drago, in cui la bambina Mignon e il drago blu Tristano diventano amici e si parlano attraverso i battiti del cuore, hanno una nuova fiaba da aspettare per Natale. Si svolge sempre tra le guglie colorate e le conifere della Siberia medievale, i protagonisti sempre la piccola Mignon, Tristano, e l’annoiato principino Enrico che vive in una torre, e che Mignon, come una principessa azzurra, va a riscattare dalla noia volando a dorso del suo drago blu. Quello che va in scena in L’albero dei sogni sembra il rovescio di una favola: un drago buono, una bambina che va a salvare un principe… «Ma di ragazze umili che vanno a palazzo e salvano i principi dal tedio le fiabe sono piene, a partire da Cenerentola», spiega l’autrice, Samaritana Rattazzi, già giornalista politica, secondogenita di Urbano e Susanna Agnelli e ora «inginocchiata per stare all’altezza dei bambini», e scrittrice di fiabe prima per i suoi nipoti, che la chiamano “nonna Sama”, poi per tutti i bambini che le vogliono leggere.
«Avevo iniziato appuntandomi i nomi su un quaderno per raccontarle giuste: se sbagli, i nipoti ricordano tutto…», aveva confessato al Corriere quando Mignon e il drago era stato pubblicato. Ma ora, al secondo capitolo della serie, è chiaro che quella di scrittrice per bambini è anche una vocazione autonoma. «I bambini amano due cose di questi libri: l’amore per gli animali di Mignon, in cui rivedono il loro. I bambini amano immensamente gli animali. E poi il fatto che il drago, a differenza che in Game of Thrones con cui molti sono cresciuti, sia buono». Nella quarta di copertina, la biografia dell’autrice recita, fra l’altro: “Conosce tutti i segreti dei draghi”. È così, giura Rattazzi: «i draghi mi affascinano perché sono animali perfettamente monogami, scelgono un solo condottiero eletto. Il papà di Tristano
aveva un condottiero mongolo; Tristano ha Mignon. Anche il piccolo Enrico ha una sua draghessa, che è assente da L’albero dei sogni ma era nel primo libro, si chiama Neige, neve». Un immaginario fiabesco da cui è difficile non farsi incantare. «La Siberia l’ho scelta perché amo la cultura russa, i libri che porterei con me sull’isola sono quelli di Dostoevskij. E in Russia, come nel mio libro, non c’è proprio Babbo Natale ma una creatura vestita di blu che si chiama Nonno Gelo. Io ho raccontato di Nonno Inverno, che gli somiglia». Alla fine della conversazione le scappa una battuta politica: mi fa effetto, dice, «parlare di draghi senza parlare di Draghi. Vorrei che il Signore, come dicono in campagna, ce lo conservasse. Come il mio Tristano, anche lui non parla: non dice se vorrà andare al Quirinale o no. E i retroscena si sprecano. Io spero solo che resti con noi alla guida per quanto può».
(i primi 10 numeri), G. Berardi, I. Milazzo (1974)
Frances A. Yates (1966)
F. Gregorovius (1973)
Fernand Braudel (1949) Rainer Maria Rilke (1907)
Lorenzo Da Ponte (1823)
Italo Calvino (1952)
V. Hugo (1853) Fëdor Dostoevskij (1869)
Lev Tolstoj (1853)
a questo borgo vicino a Lagonegro spetta il primato del ponte tibetano più lungo del mondo.
ponte curvo lungo 125 metri sorretto da un’unica struttura centrale.
A rendere famoso questo ponte sospeso situato nella regione della Valle di Iya sull’isola Shikoku non sono le dimensioni. Solo 45 metri di lunghezza e 14 sopra il fiume, bensì il materiale. Infatti, secondo tradizione è realizzato con legno e tralci di vite. È ricostruito ogni tre anni.