Corriere della Sera - Sette

AI POVERI TRADUTTORI LUI O PROUST PIÙ SIMILE A DANTE?

JOYCE SCAPPA DA TUTTE LE PARTI

- (I margini e il dettato,

SCRIVE «UN DESOLATO» ROBERTO “omen” Zerbini: «Mio Dio, come siete caduti in basso! In quale baratro di volgarità! Perfino la mai abbastanza rimpianta Laura Antonelli da lassù vi sta guardando con compatimen­to». Arturo Bossoni concorda: «Sempre peggio il suo (o vostro) Joker!». La pietra dello scandalo è sempre la Domanda Numero Nove del questionar­io Gianni Brera (revisited da Silvano Calzini).

SCRIVE ELENA FERRANTE edizioni e/o) che «nessun autore, negli ultimi settecento anni» ha ottenuto il risultato di Dante nella Commedia: «Una gabbia così affollata della vita di tutti», dove confluisco­no lo studio (vivo) del suo tempo e la memoria delle carte del passato. Proprio nessuno? Risponde l’autrice dell’Amica geniale: «Qualcuno di indole generosa ha citato Proust e ho provato a convincerm­ene. Ma non ci sono riuscita».

IO TENTEREI PIÙ CON JAMES JOYCE che con Proust (senza garanzie sull’esito). A proposito di Joyce, Livio Crescenzi, Tonina Giuliani e Marta Viazzoli hanno appena tradotto Ulisse (edizioni Mattioli 1883), considerat­o nel 900 il più grande romanzo di tutti i tempi. Ecco l’incipit: «Maestoso e grassoccio, Buck Mulligan sbucò in cima alle scale, portando una ciotola di schiuma sulla quale erano posti in croce uno specchio e un rasoio».

INCIPIT CHE IL PRECEDENTE TRADUTTORE, Mario Biondi, aveva reso così: «Statuario, pingue, Buck

Mulligan avanzò dal capo della scala reggendo una ciotola di schiuma per barba su cui erano posati in croce uno specchio e un rasoio». Biondi avverte che la prima parte di Ulisse deve cominciare (per ragioni di sillogismo aristoteli­co che non sto a spiegare) con la lettera S di Stephen (il Telemaco di Joyce), la seconda parte con la M di Molly (la sua Penelope) e la terza con la P di Poldy (Leopold Bloom, il suo Odisseo). E, infatti, Biondi usa la lettera S («Statuario»). Crescenzi, che comincia con la M («Maestoso»), ha cannato subito? Segnalo, però, che lo stesso Biondi non attacca la terza parte con la P di Poldy, come preannunci­ato, ma con una T («Tanto per cominciare il signor Bloom spazzolò via il grosso dei trucioli...»). Inutile: Joyce se ne scappa sempre da tutte le parti.

Nota di servizio: Roberto Zerbini e Arturo Bossoni riassumano con parole loro le problemati­che sin qui affrontate.

LAURA ANTONELLI, prima nominata invano, al cinema sarebbe stata una perfetta Nora Barclay, moglie di Joyce. Alla Domanda Numero Nove (sesso anale o orale?), James e Nora avrebbero risposto all’unisono: «Entrambi». Le magnifiche lettere oscene che si scrissero sono il capitolo fantasma di Ulisse. Una sera, al principio del fidanzamen­to, lui le rubò un guanto. All’indomani le scrisse: «Mi è stato accanto tutta la notte – sbottonato – ma a parte questo si è comportato molto bene – come Nora».

Il Joker è un club (virtuale ma anche viziato) di amici che non si conoscono di persona e amano chiacchier­are di romanzi, film, canzoni, sport. L’ingresso, come lo stile, è libero

MA PER ELENA FERRANTE «NESSUNO, NEGLI ULTIMI 700 ANNI» HA OTTENUTO IL RISULTATO DELL’ALIGHIERI NELLA COMMEDIA

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