Corriere della Sera - Sette

ALTRO CHE GUERRE PUNICHE LO CHIEDEVAMO NEI NOSTRI CORTEI

SERVONO PIÙ ORE DI SCUOLA

- DI ANTONIO POLITO

Nel momento in cui scrivo questa rubrica, a Roma ci sono venti istituti scolastici “okkupati”, e in Lombardia più di quindicimi­la studenti sono a casa in quarantena. Nel momento in cui leggerete questa rubrica le cifre saranno probabilme­nte peggiorate, per l’avvicinars­i del Natale, sempre foriero di proteste studentesc­he, e per l’avanzare della variante Omicron. I giorni di scuola dei nostri figli (dovrebbero essere non meno di 200) si riducono per il terzo anno di seguito. Ma, nonostante ciò, ci infiammiam­o per stabilire a quali materie dedicare il residuo monte-ore, in una specie di guerra dei poveri tra matematica e italiano. E così, se il ministro Cingolani pensa correttame­nte che i nostri studenti sanno poco di tecnica, suggerisce di trovare lo spazio per insegnarla togliendol­o alle guerre puniche.

Non tornerò sulla questione, già esauriente­mente dibattuta sul Corriere , se non per aggiungere che è difficile trovare nella storia antica un esempio migliore di quanto la cultura tecnica sia importante. In fin dei conti fu a causa della prima guerra punica che Roma si dotò di una flotta di cui non disponeva, rubandone la tecnologia alle triremi cartagines­i catturate, ma aggiungend­o un’invenzione, il “corvo”, piccolo ponte di legno mobile usato per abbordare i vascelli nemici, che fu decisivo nella battaglia navale di Milazzo.

Dal canto suo Annibale, nella seconda guerra punica, riuscì in un’impresa tecnica che ancora oggi desta ammirazion­e, scavalcare le Alpi con un esercito di decine di migliaia di soldati, cavalli e 37 elefanti, cogliendo Roma di sorpresa e mettendone a rischio la stessa sopravvive­nza.

Forse una ragione per cui queste guerre puniche vengono insegnate a scuola con dovizia di particolar­i dunque c’è. Ma, come dicevo, non è questo il punto. Il punto è che quando si pensa a come migliorare il nostro sistema scolastico si ragiona sempre a somma zero: chi vuole più matematica propone di ridurre il latino, chi spera in più scienziati se la prende con il classico, chi difende le lettere snobba gli istituti tecnici, e così via. Ma mai nessuno che dica – l’unico che l’abbia fatto di recente è stato Nuccio Ordine, e gliene sono grato – più materie scientific­he e più materie umanistich­e insieme. Più ore di tecnologia e più di storia. Più ore di scuola, insomma: prendiamo il problema dal lato dell’offerta, e non della domanda.

Da ragazzi, una parola d’ordine dei nostri cortei, sostenuta peraltro anche dai sindacati, era il «tempo pieno». Più tempo passato a scuola veniva considerat­o un obiettivo di progresso, ma anche uno strumento di eguaglianz­a sociale, per evitare che i figli dei poveri restassero indietro mentre i figli dei ricchi se la cavavano con le lezioni private. Oggi si occupano le scuole spesso per futili motivi; così, dopo aver protestato vibratamen­te contro la didattica a distanza, si rinuncia a ore di didattica in presenza, tanto di italiano quanto di matematica. E le guerre puniche non c’entrano niente.

SMETTIAMO DI RAGIONARE «A SOMMA ZERO»: BISOGNA AGGIUNGERE

LEZIONI DI MATERIE SCIENTIFIC­HE E DI MATERIE UMANISTICH­E

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