Corriere della Sera - Sette

L’AMATIVO DI CANTELE COMPIE VENT’ANNI

- DOPPIO RICONOSCIM­ENTO

Una famiglia del Nord emigrata nel Salento per il Primitivo e il Negramaro Alla terza generazion­e il traguardo è raggiunto, con il vino del cuore e un rosato

Il nonno di Paolo Cantele, della veneziana Pramaggior­e, acquistava vino sfuso dal Sud per irrobustir­e esangui vini del Nord dei primi del Novecento. Trasferito a Imola dopo il matrimonio con Teresa Manara, dopo la guerra Giovanni Battista Cantele si specializz­a in vini del Salento. E gira l’Italia in Topolino. Finché la moglie, dopo una gita a Lecce, lo convince a trasferirs­i in Salento, nel 1951. Raro esempio di migrazione al contrario. «Mio padre Augusto», racconta Cantele, «è rimasto al Nord, ha studiato a Conegliano, imparando il modo di lavorare i bianchi in chiave moderna». Nel 1979 torna in famiglia e acquista vigneti a Guagnano. Apre la cantina con il fratello Domenico. Dopo la morte di Augusto, al comando ora ci sono i figli di entrambi: oltre a Paolo (nell’illustazio­ne) e al fratello Gianni, i cugini Umberto e Luisa.

«All’inizio», spiega Paolo, «vendevamo il vino soprattutt­o all’estero, l’Italia non era pronta». Settant’anni dopo l’arrivo nel Salento, la famiglia ha raggiunto il traguardo immaginato con il trasferime­nto dal

Nord: 1 milione e mezzo di bottiglie l’anno da un vigneto da 50 ettari, altri 150 in conduzione seguiti da Cataldo Ferrari, un agronomo appassiona­to di Negroamaro.

Sette i Negroamaro prodotti da Cantele (oltre a due Primitivo). Il più noto è un rosato, Rohesia: la versione 2020 ha un brillante color corallo, profuma di lamponi e fragole, si sposa con i piatti di pesce grazie alla vena sapida. «Nei nostri vini non seguiamo la moda della dolcezza, preferiamo freschezza ed equilibrio», precisa Paolo. Una scelta che si ritrova nel vino del cuore della famiglia, l’Amativo, di cui è ora in commercio l’annata 2018. Creato da Augusto come un esperiment­o, arriva ora al ventesimo compleanno. È un insolito blend di Negroamaro (40%) e Primitivo. Non facile da assemblare: le uve dei due vitigni ad alberello si vendemmian­o a un mese di distanza le une dalle altre. Trascorre un anno in barrique. Al primo sorso questo Igt Salento sembra un Primitivo morbido e fruttato, poi emerge la corposità del Negramaro.

Ferrari Trento, secondo una ricerca di Wine Intelligen­ce, è, per il secondo anno consecutiv­o, il marchio di vino più forte in Italia. È anche stata premiata come cantina dell’anno dallo Champagne Sparkling Wine World Championsh­ips

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