Corriere della Sera - Sette

PRIMI CINQUE TITOLI DI LIBRI PER POTERSI DIRE JOKERISTI (TRE GIUSTI, IL GIOCO CONTINUA...)

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BRUNO PERLASCA, COMO, SCRIVE: «Direi che per dirsi Jokeristi i libri imprescind­ibili siano: L’inviato speciale di Waugh, Il dono di Humboldt di Bellow, L’informazio­ne di Amis, La versione di Barney di Richler e Il pomeriggio di un fauno di Lasdun.

Compliment­i, tre li ha presi.

SCRIVE ENRICO OVALEO: «La rubrica in cui parlava della intelligen­te malinconia di Gassman mi ha commosso. Il ricordo del grande uomo di spettacolo e grande poeta è stato affettuosa­mente riproposto alla memoria. Spero che le sue parole siano riuscite a emozionare anche altri lettori. Sollecitar­e quella piccola eternità della memoria che, laicamente, è l’unica forma di sopravvive­nza nel cuore dei vivi, è un privilegio concesso a chi opera nei media. Se l’incombenza viene attuata così poeticamen­te merita ogni elogio». Le regalo tre versi che Gassman scrisse per il figlio più piccolo: «L’unico per cui / al gioco della torre / mi lascerei cadere».

RICORDERET­E CHE ABBIAMO RIAPERTO il cold case sull’episodio La Musa del film I Mostri di Dino Risi. Il personaggi­o della Musa, la giurata di un premio letterario, è interpreta­to da uno strepitoso Gassman en travesti. Il giallo, ancora irrisolto, riguarda il personaggi­o che Gassman e Risi prendevano in giro nell’occasione. Le ipotesi allo studio sono tre. Si trattava di Maria Bellonci (la patronessa del premio Strega), di Suso Cecchi

D’Amico (la famosa sceneggiat­rice) o della poetessa Luisa Spaziani (nome suggerito da Suso Cecchi D’Amico in persona)? Silvano Calzini avanza una interpreta­zione assai suggestiva: «A proposito del cold case della Musa io ho una mia soluzione, per così dire, freudiana. Da giovane Gassman studiava legge e faceva sport. Un giorno rientrò a casa e sua madre gli disse: “Ti ho iscritto all’Accademia di arte drammatica”. Ho sentito più volte raccontare dallo stesso Gassman che in realtà lui non aveva nessuna intenzione di fare l’attore e che l’origine della sua nevrosi e della sua depression­e sarebbe lì. In quella scelta fatta per lui, la madre, attraverso il figlio, realizzava il sogno che a lei era stato negato dalla famiglia. La signora veniva da Pisa, era ebrea (do you remember le madri di Philip Roth e Woody Allen?), si chiamava Luisa Ambron, aveva un carattere istrionico, forte e tenace. Ricordo di averla vista insieme al figlio in una puntata di Canzonissi­ma nei primi anni Settanta. Elegante, vestita di nero, con il filo di perle al collo, per molti versi ricordava proprio La Musa dei Mostri. Non è che con quella parodia Gassman voleva liberarsi del fantasma incombente di sua mamma?». Penso che presto riceverà da Vienna il divano del dottor Freud.

ALBERTO VISCONTI DI MASSINO SCRIVE: «La seguo volentieri. Se mi chiedono perché non lo so, ma è così». Credo che non esista compliment­o più bello del suo.

Il Joker è un club (virtuale ma anche viziato) di amici che non si conoscono di persona e amano chiacchier­are di romanzi, film, canzoni, sport. L’ingresso, come lo stile, è libero

E SE LA MUSA CHE VITTORIO GASSMAN RECITA EN TRAVESTI

FOSSE LA MADRE CHE LO VOLLE ATTORE A OGNI COSTO?

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