VERITÀ SUGLI ATTIVISTI (DOPO ZAKI)
È il giorno del verdetto per l’attivista egiziano Alaa Abd El-Fattah (nella foto), una delle voci chiave su Internet della Primavera araba del 2011, e per altre due persone: l’avvocato Mohamed El-Baqer e il blogger Mohamed «Oxygen» Ibrahim Radwan. Tutti e tre sono stati arrestati nel settembre del 2019 in una campagna repressiva da parte delle forze di sicurezza egiziane, che fecero scattare la custodia cautelare per migliaia di persone in seguito alle proteste contro la corruzione del governo. Nessuno dei tre era presente a quelle manifestazioni, ma le accuse verso di loro somigliano molto a quelle mosse contro Patrick Zaki: pubblicazione di notizie false attraverso i social media e adesione ad un gruppo terroristico. Anche loro sono stati in carcere senza un’imputazione formale fino allo scorso ottobre. Fattah e gli altri sono stati processati in un tribunale d’emergenza, perché le accuse contro di loro risalgono a un periodo in cui vigeva lo stato d’emergenza: per questo non potranno fare appello contro il verdetto davanti a una corte. Nelle prime tre udienze gli avvocati difensori non hanno potuto accedere agli atti né presentare le proprie argomentazioni. Sul caso sono intervenute anche le Nazioni Unite: una commissione di esperti di diritti umani ha chiesto il rilascio immediato degli imputati, ai quali «non è stato garantito un giusto processo», e ha invitato l’Egitto a «interrompere l’utilizzo delle leggi antiterrorismo contro attivisti, giornalisti, avvocati e difensori dei diritti umani». Fattah è in isolamento nella prigione di Tora.