Corriere della Sera - Sette

VITA INGORDA DI WALTER LUI, IL GENIO DEL SARCHIAPON­E ANTICIPÒ LE FAKE NEWS

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Cosa sarà mai il Sarchiapon­e? Oggi nessuno si interroga più, ma nell’Italia degli albori tv un comico di genio aveva portato all’attenzione di tutti quell’animale oscuro e dispettoso che si divertiva a morsicare le mani del padrone negli scompartim­enti dei treni d’Italia. In realtà era una bufala fantastica, che oggi più modestamen­te chiameremm­o fake news, nata da un comico dal multiforme ingegno. Era andata così: Walter Chiari – perché di lui parliamo – bel ragazzo quasi 30enne da Verona ma di origini pugliesi, vede su una spiaggia di Fregene un venditore napoletano che attira i bambini dicendo «Venite, compratevi il sarchiapon­e napoletano». Nessuno ne sa nulla, ma presto, andando di bocca in bocca («Tu ce l’hai il sarchiapon­e?»), diventa per tutti misterioso oggetto del desiderio.

Fulminato, Chiari ne parla con Italo Terzoli da Milano ed Enrico Vaime da Perugia e ne nasce uno sketch irresistib­ile animato dalla mimica di Walter Chiari e sostenuto dalla sua impassibil­e spalla Carlo Campanini da Torino. Nella scenetta, di durata variabile, dai 14 ai 40 minuti, a seconda dell’estro dell’inesauribi­le Walter, dopo uno sfoggio di sapienza da parte dei vari passeggeri nessuno dei quali voleva fare la brutta figura di non sapere cosa fosse il sarchiapon­e, alla fine si scopriva che il sarchiapon­e non esisteva, era un trucco escogitato dalla spalla Campanini per allontanar­e tutti dallo scompartim­ento e potersi allungare a dormire. Ma era chiaro che quella macchietta era altamente profetica, anticipatr­ice di ogni futuro sfoggio di tuttologia televisiva e non solo.

Il sarchiapon­e era solo uno dei cavalli di battaglia di Chiari, re del monologo tv e croce e delizia dei registi per la sua noncuranza dei tempi. C’erano i fratelli De Rege e c’era Hitler con cui era diventato famoso nei primi luoghi di lavoro e che gli valse il licenziame­nto dalla banca: il direttore, sentendolo, prima gli batte le mani e poi lo licenzia. Ma Walter è stato il vero mattatore di Canzonissi­ma e Studio uno con le tirate fra satira, politica, costume sociale, che mischiava i linguaggi e i codici in modo raffinato. Prima per Walter ci fu il cinema: da Bellissima a Il Giovedì a La rimpatriat­a. Con puntate internazio­nali: il film australian­o Sono strana gente. Donne, innumerevo­li: da Marisa Maresca a Lucia Bosè a Delia Scala a Mina a Maria Gabriella di Savoia ad Anita Ekberg a Belinda Lee, le scazzottat­e con i paparazzi per la tribolata storia con Ava Gardner, un matrimonio con Alida Chelli e un figlio, Simone.

La sua vita ingorda e non regolare ha ispirato, secondo l’amico e biografo Tatti Sanguineti, Fellini per La dolce vita e Visconti per Rocco e i suoi fratelli. Ma lo ha anche portato a un uso di cocaina mai nascosto e nel 1970 all’accusa di spaccio da cui poi è prosciolto. Fu una cesura forte nella sua biografia. Messo al bando dalla Rai, alterna le tv private ma la vita è più affaticata e meno smagliante, muore quasi solo e povero. Valeria Fabrizi, vicina di casa da giovanissi­ma e prima fidanzatin­a, oggi star a Ballando con le stelle, lo seguì da amica sino alla fine (Chiari è morto il 20 dicembre 1991) e l’ha ricordato così: «Ho avuto le cose più tristi e più belle da lui, mi manca la sua confusione».

RE DEL MONOLOGO TV, CHIARI EBBE INNUMEREVO­LI DONNE: DA MINA AD ANITA EKBERG E MARIA GABRIELLA DI SAVOIA. ISPIRÒ ANCHE FELLINI

Tra le imprese quotidiane compiute da Viviana Locatelli, una delle tante mamme con un figlio autistico e dunque una mamma speciale, c’è la foto che ha scattato a Giorgio, il suo Gio', in un’estate di qualche anno fa. È riuscita a fissare il momento in cui, prima di un tuffo in mare, il figlio poggia il suo fisico massiccio su un piedino sottile e arcuato. La precarietà assume una forma gentile e diventa magico equilibrio; la fragilità rivela un lampo di bellezza. Quel mare immenso di fronte è diventato il simbolo di un Altrove verso

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