UNA RICETTA NON TESTATA HA POCO SPAZIO NEI GIORNI DI FESTA QUESTI SONO I MOMENTI DELLA TRADIZIONE
In tavola questa settimana arriva l’arrosto di vitello, da rosolare bene, da cuocere in forno inumidendolo più volte con il suo fondo di cottura e da portare agli ospiti ancora caldo.
Accompagnato da mele cotte, nocciole e cipolle borettane
Il Natale è il mio periodo preferito dell’anno. O, dovrei dire, il pranzo di Natale è il mio pasto preferito di tutti i tempi. Vorrei, come molti di voi, che durasse in eterno. Che l’albero non andasse mai smontato. Che le luci dei negozi rimanessero lì anche d’estate, a ricordarci quanto siamo stati felici. Che Babbo Natale si presentasse per davvero e confessasse che era lui quello che ci rubacchiava i biscotti. E che qualcuno ci preparasse di nuovo la calza della Befana. Ancora una volta, soltanto per noi. Natale è il massimo, per me. E soprattutto non vorrei che fosse solo un’abbuffata di una volta all’anno. Ha scritto Nigella Lawson di essere anche lei una fanatica assoluta del Natale: «Forse è nei geni: la mia bisnonna faceva il pranzo di Natale due volte l’anno: una volta – come vuole la tradizione – il giorno di Natale stesso; una volta il giorno di mezza estate, su una tavola meravigliosamente apparecchiata fuori in giardino. In realtà, forse è il fatto che lo facciamo solo una volta all’anno che lo rende così stressante: riponiamo così tanta attesa su di lui e abbiamo invece così poca pratica quotidiana».
Eppure, intorno a questa festa si concentra un livello altissimo di stress. Ecco, non dico che sia possibile bandire del tutto questo affaticamento stagionale. Chi lo promette mente, sia chiaro. Ma secondo la mia esperienza degli ultimi anni so anche che può essere il meno nevrotizzante possibile. E lo dico da persona che ha avuto tre volte
FARE IL PRANZO DI NATALE UNA VOLTA L’ANNO LO RENDE STRESSANTE: C’È TROPPA ATTESA E POCA PRATICA QUOTIDIANA
sto nel mio giorno di festa.
Fin dall’infanzia è stato il mio periodo preferito dell’anno. Anche se sono cresciuta a Napoli, dove queste giornate assomigliano molto a dei tiepidi spezzoni autunnali più che a rigidi e freddi intermezzi invernali, ho sempre apprezzato le storie in cui i personaggi sono circondati dalla neve e si scaldano le mani davanti al fuoco. Ho un grande affetto per i piatti di gamberi, le pavlova alla frutta e le zuppe bollenti.
Una volta che mi sono trasferita a Milano, gran parte del conforto e della familiarità nei Natali che ho trascorso qui viene dai libri che mi hanno sempre accompagnato durante i vari traslochi. Perché il cibo svolge molte funzioni nella letteratura, fornendoci un forte senso del tempo e dello spazio. E dell’identità, soprattutto. E c’è qualcosa nel periodo natalizio che ti fa desiderare che sia così tutti i giorni. Così come la ricetta che vi propongo oggi, che per me è davvero un pezzo di cuore.
Legate il carré con spago da cucina, conditelo con sale e pepe e rosolatelo in una casseruola con 2 cucchiai di olio extra vergine. Giratelo su tuti i lati per sigillarlo, sfumatelo prima con il vino bianco, quindi con il rum. Trasferitelo in una teglia molto ampia, aggiungete le cipolle borettane sbucciate e lavate, intere o tagliate a piacere. Distribuite una manciata di foglie di salvia nella teglia, versate sopra l’arrosto il fondo di cottura e un giro di olio extra vergine sopra le cipolle. Cuocete in forno a 180° per 1 ora e 20 minuti. Dopo i primi 40 minuti unite all’arrosto le mele tagliate a metà, pulite dal torsolo e sfregate con il mezzo limone. Durante la cottura girate l’arrosto un paio di volte e inumidite il fondo della teglia con il brodo di carne.
Trasferite l’arrosto e i sui contorni nel piatto di portata, coprite con un foglio di alluminio e tenete in caldo 10 minuti. Nel frattempo staccate il fondo di cottura della teglia con mezzo mestolo di brodo di carne, raccoglietelo in una casseruola, aggiungete la panna e cuocete a fiamma media fino a giusta consistenza, regolate di sale e di pepe, unite le nocciole spezzate a metà e servite con la carne.
È SEMPRE STATO IL MIO PERIODO PREFERITO, VA PRESO
CON ALLEGRIA TENTANDO IN TUTTI I MODI DI RIDURRE LA TENSIONE