“FIGLIA” DELL’ALBERO LA GHIRLANDA SULLA PORTA
I
Il classico ormanento natalizio ha una storia
lunga e sorprendente. sempreverdi che sopravvivono all’inverno, sono simbolo di forza e speranza. Insieme, la forma circolare
e il materiale rendono la corona una rappresentazione della continuità dell’esistenza, anche nel significato cristiano della vita eterna
C’è voglia di casa. In via Montenapoleone, a Milano, la pasticceria Cova (proprietà LVMH) è decorata con una ghirlanda di foglie d’oro e innevate. Gli stessi toni dell’albero. La ghirlanda è tornata ad annunciare il Natale, in bella mostra sui muri e come centro-tavola. Lo sa bene Alessandra Rovati Vitali, fondatrice di Tearose, da 25 anni un riferimento per i milanesi. La sua specialità sono quelle fiorite. «Usiamo principalmente fiori stabilizzati, ovvero trattati con la glicerina, nell’intento di realizzare un qualcosa di sostenibile, che rimanga bello nel tempo. Abbiamo svolto un lavoro di ricerca scegliendo le qualità più speciali, bouganville, helichrysum, ortensie, rose, cotone e pigne, partendo da una base di pino plumoso o asparagus su un cerchio di ferro o di paglia». Prima che venisse associata al Natale, nell’antichità greca e romana la corona verde era un emblema di vittoria e potere, utilizzato negli agoni atletici e poetici per premiare i vincitori. «L’usanza di portare a casa i sempreverdi durante l’inverno iniziò nel XVI», come scrive Ace Collings in Stories Behind the Great Traditions of Christmas. Nel Nord Europa, soprattutto in Germania e in Gran Bretagna, era parte integrante dell’albero che veniva potato per adattarlo a una stanza. Gli alberi sempreverdi che sopravvivono all’inverno sono simbolo di resilienza e speranza. La forma circolare e il sempreverde rendono la ghirlanda una rappresentazione della continuità, anche nel significato cristiano di vita eterna.