Corriere della Sera - Sette

VANZINA CHIUDE IL DIBATTITO SU FAYE DUNAWAY «CAPRICCIOS­A COME UNA VERA STAR»

- DI ANTONIO D’ORRICO

SCRIVE GIANCARLO DI NUNZIO: «Faye Dunaway sarà pure una “grande stronza”, come ha scritto la severa Nico Vallese (tutte così le sue amiche, D’Orrico?), ma che fascino nella parte della raffinata detective al servizio delle assicurazi­oni, di Il caso Thomas Crown (1968). Nell’anno della contestazi­one e dei movimenti per la liberazion­e delle donne, Faye Dunaway in tailleur/pantalone bianco e cappello, in minigonna o più casual in pullover a collo alto, rassicurav­a e allo stesso tempo agitava i sogni di noi maschietti conservato­ri, spaesati dal nuovo corso femminista. Memorabile, in tempi di cortei e occupazion­i, la scena della partita a scacchi: un concentrat­o di seduzione con la Dunaway che studia ogni mossa, muove le mani, le labbra e le gambe, prima di dare scacco matto a Steve McQueen. Credo che Enrico Vanzina non si sia mai del tutto ripreso dall’incontro veneziano (1988) con la star americana titolare degli “zigomi più sensuali del cinema”, forse inconsciam­ente evocata nel cult movie Le finte bionde del 1989».

LEI PENSI ALLE SUE DI AMICHE. Nicoletta Vallese (la donna che diede della stronza a Faye Dunaway) mi ha appena scritto una nuova puntata (con ritrattazi­one?) della Dunawayde: «Faye era oggettivam­ente bellissima, te lo concedo, anche se come lo era in I tre giorni del condor con il suo cappellett­o di lana non lo è stata più. Non mi ricordavo che era stata a lungo con Mastroiann­i. Forse allora un pochetto meno stronza doveva essere».

FINALE DI STAGIONE Dunawayde con Enrico Vanzina, l’unico che può parlare dell’argomento con cognizione di causa: «Ho immensamen­te amato Faye come attrice, per tecnica e bellezza superiore. Non era affatto una stronza, era meticolosa ed esigente. E un po’ capriccios­a come deve essere una vera star».

DOMENICO BUSCHI, «ASPIRANTE JOKERISTA», scrive: «I miei libri sono i seguenti: I quarantano­ve racconti di Hemingway; Moby Dick Don Chisciotte; Philip Roth, opera omnia; La versione di Barney (Mordecai Richler); La tetralogia di Coniglio di John Updike; Il giovane Holden di Salinger; Il potere del cane di Winslow; tutto J.R. Lansdale; La bocca del leone e Arcimatto di Brera».

Risposta. Tutto Salinger, solo La sottile linea scura per Lansdale.

eIL LETTORE CHIEDE POI: «Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa di Infinite Jest di Wallace». Risposta: non ci penso. Poi Bruschi chiude così: «Paolo Conte premio Nobel firmo subito». Ma quale aspirante! Lei è un jokerista di prima classe.

GIGLIOLA BENIAMINO AVEVA SCRITTO che la Domanda Numero 9 (sesso anale o sesso orale?) «è il solito femminicid­io». Avevo risposto che mail del genere mi fanno pensare che le vite di Freud e di Roth siano state inutili. Ora ricevo questa nuova mail: «Beh! Se dovesse venire a Palermo, le offro un caffè in Galleria. Con stima, Gigliola».

Il Joker è un club (virtuale ma anche viziato) di amici che non si conoscono di persona e amano chiacchier­are di romanzi, film, canzoni, sport. L’ingresso, come lo stile, è libero

CONTINUA LA SELEZIONE DEI LIBRI PER JOKERISTI: TUTTO SALINGER, SOLO LA SOTTILE LINEA SCURA PER LANSDALE

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