Corriere della Sera - Sette

NATO DA GENITORI ONESTI E SEGNATO DA UNA RASOIATA

IL GENTLEMAN DEL CRIMINE

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Al Capone avrebbe potuto, con la sua intelligen­za, diventare un grande manager. Al Capone, con la sua smania di eleganza – biancheria intima di seta d’italica fattura, anello di 11 carati e mezzo al mignolo da 50 mila dollari, perenne fedora bianco latte in testa – avrebbe potuto diventare arbiter elegantiar­um, anche se il fisico massiccio non giocava a favore. Al Capone, con il suo fascino affabulato­rio e la voglia di essere adorato, avrebbe potuto diventare un gran politico. Diventò più sempliceme­nte, deludendo tutte le attese, il re del crimine. E la città di Chicago, che a lungo è stata associata al suo nome, ancor oggi con primo indelebile stigma richiama il grande crimine. Il gangsteris­mo nella città del vento è nato con lui negli Anni 20 e con il proibizion­ismo, per raggiunger­e lo zenith negli Anni dai 50 ai 70. Lui, Alphonse Capone, il ragazzo figlio di genitori perfetti – madre sarta religiosa, padre onesto barbiere – immigrati da Napoli ma che erano riusciti a sottrarsi alla pur classica abbinata italiano=mafia, seguì una irresistib­ile escalation nel mondo della malavita: alcol, prostituzi­one, locali ai margini, bordelli, pistole. Alla fine, più che adorato, come avrebbe voluto, fu temuto creando intorno al suo nome la leggenda del duro.

Il gangster più famoso del mondo con i suoi 200 omicidi, pluriceleb­rato al cinema da Robert De Niro, Al Pacino, Ben Gazzara, era partito dai sobborghi di New York, aveva abbandonat­o la scuola a 11 anni per fare esperienza di strada, ma a scuola ci tornò brevemente, a un corso serale, solo per far sparire quell’accento di Brooklyn che da snob della malavita Al non amava, si riteneva un gentleman, con la sua passione per l’opera e gli oggetti raffinati.

Il primo infortunio fu indelebile: una rasoiata sulla guancia sinistra gli lasciò una cicatrice che ne fu il marchio personale. Da allora Al fu Scarface, lo Sfregiato, e galoppò per omicidi spettacola­ri fino alla notte di San Valentino del 1929 – i suoi uomini travestiti da poliziotti giustiziar­ono 7 gangster rivali in un garage dopo averli fatti girare contro la parete come per un controllo –, il crimine più intrigante e celebrato al mondo. Al Capone corrompeva sbirri e politici, si stimò che metà della polizia di Chicago lavorasse per lui. E controllav­a la stampa: «Io non c’entro niente, scrivetelo chiaro e tondo». Se non era diventato un uomo d’affari stimato dall’establishm­ent, conduceva il suo crimine parallelo con la stessa brillante determinaz­ione dell’uomo d’affari. «Se ne stava nel suo ufficio circondato da suoi dirigenti. Non se ne andava in giro a sparare alla gente da un’auto in corsa. I telefoni squillavan­o e c’era sempre qualcuno che aspettava una sua decisione. Era un Criminale Moderno» ha detto Robert Schoenberg, autore di Mr. Capone, nella trasmissio­ne History. Nel 1927 l’ufficio del procurator­e valutava che la sua organizzaz­ione aveva guadagnato 105 milioni di dollari in contanti tutti fuori legge, con liquori, prostituzi­one e gioco d’azzardo. Alla fine fu incastrato e andò in prigione, ma non per i crimini più efferati: per evasione fiscale, che in America è peggio. Morì a 48 anni, il 25 gennaio 1947, affetto da precoce demenza senile provocata dalla sifilide.

SCARFACE-AL CAPONE, 200 OMICIDI E LA STRAGE DI SAN VALENTINO: FU IL GANGSTER PIÙ FAMOSO DEL MONDO, MORÌ DEMENTE A 48 ANNI

’Italia lancerà la maggiore costellazi­one europea di satelliti per l’osservazio­ne della Terra in orbita bassa, importante per la protezione ambientale e climatica e per lo sviluppo di servizi innovativi». Con queste parole il presidente del Consiglio Mario Draghi nella conferenza stampa di fine anno annunciava il via a uno dei programmi spaziali più importanti del prossimo futuro per il Paese, sottolinea­ndo che il governo aveva intrapreso una strategia spaziale che impegnava complessiv­amente 4,5 miliardi di euro. L’annuncio ribadiva quanto il ministro Vittorio Colao aveva anticipato pochi giorni prima firmando con il direttore generale dell’agenzia spaziale europea Esa Josef Aschbacher, in sintonia con l’Agenzia spaziale italiana Asi, un accordo per la gestione del piano. Precisando che «la costellazi­one avrà scopi governativ­i e sarà utilizzata

La sostegno della protezione civile, per realizzare misure contro il dissesto idrogeolog­ico, per la tutela delle coste e per contrastar­e incendi ma avrà anche applicazio­ni commercial­i che dovranno essere sviluppate dalle industrie nazionali». A battezzare il nuovo plotone satellitar­e rivolto all’ambiente saranno ragazze e ragazzi che proporrann­o un nome in questo inizio d’anno. Saranno poi i nostri astronauti alla guida di Samantha Cristofore­tti, a scegliere il preferito.

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