Corriere della Sera - Sette

MEGLIO NON NOMINARE HITLER

SUL PARAGONE CON LA SHOAH ZELENSKY HA SBAGLIATO

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Cara Lilli, Zelensky ha paragonato i russi ai nazisti e questo conflitto all’Olocausto; ma molti israeliani – e ebrei in generale – hanno bollato il confronto come indegno. Cosa ne pensa?

Cristina Zicchieri CZicchi@tiscali.it

Cara Cristina, fin dall’inizio della guerra in Ucraina il presidente Zelensky si è rivelato uno straordina­rio comunicato­re. La sua lunga esperienza di attore si vede bene nell’abilità con cui ha saputo far leva sull’onda emotiva scatenata dall’invasione russa. La comunicazi­one è parte integrante della sua strategia, applicata anche ai social network. Serve sul fronte interno per motivare il proprio esercito e il proprio popolo. Su quello esterno, con l’Occidente in particolar­e, funziona come una vera e propria arma strategica. Questo è il senso del suo tour, in collegamen­to, nei Parlamenti delle nazioni occidental­i.

Le parole scelte non sono mai casuali, ma sempre calibrate per toccare qualche corda profonda. Parlando alla Camera dei Comuni ha evocato Churchill, al Congresso Usa l’11 settembre, al Bundestag il Muro di Berlino. L’intervento alla Knesset era molto atteso. Perché Zelensky è l’unico capo di Stato ebreo – che peraltro ha perso diversi familiari nella Seconda guerra mondiale – fuori da quel Paese. Perché Israele ha relazioni molto forti con la Russia, tanto da non infliggere sanzioni, non mandare armi all’Ucraina ed essere indicato come uno dei possibili mediatori tra Mosca e Kiev.

Parlando ai legislator­i israeliani, ma anche alla folla che lo guardava da un maxischerm­o in piazza a Tel Aviv, Zelensky ha cercato ancora una volta il massimo del pathos, arrivando al paragone con la Shoah. «Per la questione ebraica i nazisti parlavano di soluzione finale e anche oggi i russi parlano di soluzione finale per la questione ucraina», ha affermato. Il confronto con l’Olocausto è stato duramente criticato dal premier israeliano Bennett e dal ministro delle Comunicazi­oni Hendel, che hanno ribadito come la Shoah non possa essere riscritta né tantomeno comparata a nulla.

È la questione delicatiss­ima della cosiddetta «unicità della Shoah». Nella storia, specie quella contempora­nea, non sono mancati altri stermini e genocidi. E il razzismo ha molti volti. Ma c’è qualcosa di unico.

Lo ha spiegato bene, recentemen­te, Lisa Palmieri-Billig, dell’American Jewish Committee. «La Shoah è stata pianificat­a a sangue freddo secondo precisi concetti di efficienza e tecnologia moderna. Fu eseguita da una civiltà altamente istruita, colta, avanzata, con l’uso di un diabolico, meticoloso piano di omicidio di massa mirato alla totale estinzione di tutti i membri di un certo popolo, una certa religione, una certa tradizione e cultura. Erano condannati per il loro Dna: uomini, donne, bambini, neonati, vecchi e infermi, tutti coloro che appartenev­ano a quella che era considerat­a una “razza inferiore”».

La vicenda dell’Ucraina è una tragedia. Ma non c’entra con il genocidio “scientific­o” degli ebrei. Quello di Zelensky alla Knesset è stato un errore, storico e comunicati­vo, e quindi anche un passo falso. Putin è un autocrate spregevole. Questo non fa di lui un novello Hitler. Anche perché, se lo fosse davvero, allora lasciare questo scontro irriducibi­le all’eroismo ucraino sarebbe un po’ poco. Ed escludereb­be a priori la possibilit­à di un compromess­o. Perché chi avrebbe la faccia di sedersi al tavolo delle trattative con un uomo che fino al giorno prima è stato venduto alle proprie opinioni pubbliche come la reincarnaz­ione di Hitler?

LA “SCIENTIFIC­ITÀ” DELL’OLOCAUSTO LO RENDE UNICO. E AFFIANCARE LO “ZAR” AL FÜHRER ESCLUDE A PRIORI OGNI POSSIBILE COMPROMESS­O

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