Corriere della Sera - Sette

ISAAC “MILLEMANI” ASIMOV NEI SUOI 500 E PIÙ LIBRI ANTICIPÒ ROBOT E SOCIAL

- DI MARIA LUISA AGNESE

La sfida è arrivata per Isaac Asimov nel 1984: un giornale canadese, il Toronto Star, aveva chiesto al grande narratore di fantascien­za di «immaginare come sarà il mondo nel 2019», ricalcando quello che era stato il percorso visionario di George Orwell 35 anni prima, con il suo romanzo 1984. Asimov, allora al culmine del successo, accettò per una cifra calmierata rispetto ai suoi standard, un dollaro a parola. E predisse la quasi sparizione dei lavori ripetitivi e l’avanzata delle nuove profession­i tecnologic­he con entrata in scena di robot e computer; l’utilizzo dello spazio e la costruzion­e di stazioni orbitanti per farne casa permanente per il genere umano. I computer e i robot, secondo Asimov, avrebbero fatto sì che il mondo «sembrerà correre da solo e noi avremo molto tempo libero per dedicarci alle nostre passioni». Immaginava la nascita di una nuova generazion­e, quelli che oggi chiamiamo Millennial­s, formata da individui in grado di avere una perfetta padronanza di qualunque dispositiv­o tecnologic­o già da giovanissi­mi. E annunciava «intensi fermenti creativi, gente che comunica con altra gente, pensieri nuovi che sorgono e si diffondono a una velocità mai immaginata prima. Si guarderà ai secoli precedenti come a un tempo in cui si viveva solo a metà».

Un po’ ci aveva azzeccato e un po’ no, possiamo dire oggi, ma la passione che lo animava nell’esplorazio­ne del futuro era inestingui­bile. Avrebbe scritto un numero non facilmente calcolabil­e di opere, 500 tra romanzi (da Io robot al ciclo di Foundation), racconti, opere di divulgazio­ne, sempre a caccia della parola più azzeccata per farsi capire: «Ardo dal desiderio di spiegare, e la mia massima soddisfazi­one è prendere qualcosa di ragionevol­mente intricato e renderlo chiaro passo dopo passo. È il modo più facile per chiarire le cose a me stesso». Scriveva incollato alla scrivania, con le tapparelle abbassate per concentrar­si meglio, non farsi distrarre neppure dalla luce.

Aveva scoperto la sua passione nel negozio del padre (russo emigrato a Brooklyn dove il giovane Isaac è cresciuto), una rivendita di dolciumi e giornali dove arrivavano riviste di fantascien­za che il piccolo Isaac, 160 di Qi, intercetta­va e a cui si era appassiona­to precocemen­te. Come precocemen­te, a 19 anni, si era laureato in chimica e poco dopo in filosofia. Non amava il lavoro di ricerca in laboratori­o, preferendo le conferenze con gli studenti, che riempiva del suo temperamen­to irruento e piacione, tappezzand­ole di aneddoti.

Difensore del Partito democratic­o e del New Deal, sempre a favore di ogni battaglia progressis­ta, Asimov aveva una vistosa pecca di arretratez­za: pensava che giovasse alla sua gloria fare il piacione estremo con le donne. La scrittrice ed editor Judith Merril lo ha definito «l’uomo dalle mille mani», mani che Asimov (è morto il 6 aprile 1992) non riusciva a contenere e che volavano spesso sul didietro delle signore in tutti i convegni. A dispetto di ogni consenso. Dagli Anni 50 in poi fare gossip sulla sua fama di palpeggiat­ore era diventato il gioco preferito nel cerchio magico degli appassiona­ti di fantascien­za. Oggi gli andrebbe sacrosanta­mente molto peggio.

IRRUENTO E PIACIONE, NON RIUSCIVA A FRENARSI NEL PALPEGGIAR­E

LE DONNE. OGGI SAREBBE FINITO GIUSTAMENT­E MOLTO MALE

GAZZETTA DI PARMA

CORRIERE D’INFORMAZIO­NE CORRIERE DELLA SERA,

GIORNALE.

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