Corriere della Sera - Sette

LE NOSTRE FIGLIE TRA CATULLO E I MANIPOLATO­RI

COME EDUCARE ALL’AMORE

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Non perché è mia figlia (so che a cominciare un pezzo così la tentazione di girare subito pagina sarà forte:

corro il rischio), ma Vita è davvero una santa. Si sveglia cantando, si addormenta raccontand­o favole

ai pupazzi, non fa mai un capriccio se non è in una situazione di reale difficoltà.

Qualche giorno fa, dunque, quando il maestro mi ha raccontato che lei, proprio lei, mentre giocava con la sua amica-cuore, ha preso e le ha dato un morso, non ci potevo credere. Che è successo? Ho chiesto a tutte e due. Loro erano già più unite di prima, una copriva l’altra, ma pare che l’amica-cuore abbia insistito a dire a Vita che aveva fatto apposta una cosa che lei insisteva a dire di non avere fatto apposta, finché Vita non ha più retto la conversazi­one e ha usato la bocca in un’altra maniera.

Istintivam­ente, quella sera, non le ho permesso di vedere il suo cartone animato e di leggere insieme un capitolo del suo libro, ma poi, quando si è addormenta­ta (comunque cantando) l’occhio mi è caduto su un verso di Catullo:

Amami quando lo merito meno – perché è allora che ne avrò più bisogno, continua la poesia. Esasperata dalla manipolazi­one di un uomo da cui faticosame­nte mi sono allontanat­a, me la sono fatta tatuare sull’avambracci­o. Manipolazi­one inconsapev­ole, certo: ma non lo sono tutte le manipolazi­oni? Ho sempre pensato di sì, perché se non fossero fragili, i manipolato­ri, se non fossero le prime vittime della loro incapacità di intrattene­re relazioni sane, non manipolere­bbero: va da sé. Ma con che cosa giocano a scopa, inconsapev­olmente, i manipolato­ri? Con le nostre ferite bambine. La mia ha a che fare con la sensazione di dovere essere la più simpatica, la più generosa, originale e brava per essere amata. Quell’uomo l’aveva riaperta, inconsapev­olmente e senza pietà… Allora ecco che non riesco a togliermi dalla testa i morsi: quello di Vita e tutti quelli che a un certo punto, anche se siamo buoni, proprio perché siamo buoni, ci scappano. Ho fatto bene a punire mia figlia? Continuo a chiedermi. Certo, perché deve imparare che così non si fa. Certo che no, perché forse proprio quella sera aveva bisogno di essere certa del mio amore, amore che altrimenti crescerà credendo di poter ricevere solo quando è simpatica e generosa e originale e brava, amore che un giorno darà a un uomo che, inconsapev­olmente, la manipolerà con la favola nera che bisogna meritarsel­o, l’amore. CHE LEI SOLO LEI È LA GRANDE RESPONSABI­LE, PERFINO SE LUI LA TRADISCE, CHE LEI SOLO LEI PUÒ FARE IN MODO CHE LE COSE VADANO BENE O VADANO MALE.

Ma come si fa a educare all’amore una bambina troppo piccola per mettersi a tavolino a ragionare, rimanendo in equilibrio fra il limite, le condizioni e un’incondizio­nata accoglienz­a? La risposta non l’ho ancora trovata. Consapevol­mente apro il dibattito.

HA MORSO LA SUA AMICA-CUORE E L’HO PUNITA. HO FATTO BENE

MA ANCHE MALE: ORA PENSERÀ CHE L’AFFETTO VA MERITATO

«Se scriverò un terzo libro lo firmerò ancora così. Poi si vedrà».

LA CAUTELA

A SINISTRA FABBRICANT­E DI LACRIME ,IL PRIMO LIBRO DI ERIN DOMM. A DESTRA NEL MODO IN CUI CADE LA NEVE :IDUE LAVORI, NATI SU WATTPAD, SONO POI DIVENTATI «DI

CARTA»

E così, mentre i suoi coetanei che vogliono fare gli scrittori si iscrivono a scuole di scrittura creativa costose, inviano racconti a concorsi, reclutano agenti, Matilde sembra cautissima a incassare «la pur grande gratificaz­ione che dire “ho scritto un libro di successo” potrebbe darmi. Ho dubbi su questo successo, insomma chi lo dice che i miei libri sono buoni? Che la mia aspirazion­e è seria? Non avevo mai pensato di diventare una scrittrice, sono pronta a mettere la mia faccia su questa qualifica?». Ma se farà l’avvocato, li firmerà i suoi atti, no? «Ma certo. Che c’entra».

«Erin Doom è stata una tempesta perfetta», gongola Marco Figini, direttore editoriale di Magazzini Salani, la sua casa editrice. Scommetter­ci su non è stata una scelta difficile.

2017. Matilde scrive racconti «per dilet

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