CAPIRE LE SFERE DI WALZER PER MIGLIORARE IL MONDO SENZA SCONFINARE
Viviamo tutti insieme, facciamo parte della stessa società: andiamo a scuola (o siamo andati a scuola), al lavoro, in ospedale; abbiamo una famiglia, frequentiamo amici. E così via. Pensiamo di far parte di una comunità, e non ci rendiamo invece conto che apparteniamo a tanti mondi diversi simultaneamente. O a tante «sfere», come scrive il filosofo americano Michael Walzer. Perché la società si organizza in tanti micro-mondi relativamente indipendenti, che seguono logiche loro proprie e perseguono fini diversi. C’è il mondo, la «sfera», della scuola ad esempio; o quella del lavoro, e ancora quella della salute, della famiglia, e più recentemente quella del digitale (la cui importanza è ormai impossibile da sottovalutare). Sono realtà diverse, e sarebbe bene rendersene conto.
Michael Walzer fa parte dei cosiddetti comunitaristi, una corrente di pensiero che ha guadagnato un crescente consenso negli ultimi anni. Si tratta di prendere atto che il paradigma liberale classico – secondo cui al centro di tutto è l’individuo nella sua intoccabile libertà – si fonda su una visione astratta di quello che siamo. Di fatto, nella realtà concreta delle nostre esistenze, noi non siamo mai esseri assolutamente indipendenti, in grado di scegliere quello che vogliamo grazie alla nostra ragione. Anche lasciando da parte il problema della razionalità (sulla cui solidità viene ogni tanto da dubitare, osservando il nostro comportamento), è evidente che noi – ciascun singolo individuo – facciamo sempre parte di un gruppo, di una comunità. E allora, per fare sì che la libertà non risulti una parola vuota, è necessario tutelare l’ambiente in cui viviamo, così che si possa scegliere davvero. Ed è in questo contesto che si comprende l’importanza della teoria delle «sfere» di Michael Walzer.
L’intuizione è semplice e illuminante. La nostra società non è un tutto organico e indifferenziato, ma risulta dalla combinazione di una serie di sfere distinte, ognuna delle quali segue obiettivi e logiche sue proprie. La sfera delle attività economiche, ad esempio, è regolata dalla ricerca del profitto, segue una logica di efficienza e trova nella competizione un valore fondante. In questo non c’è niente di male, ovviamente. Il problema è però quando una posizione di vantaggio conquistata, legittimamente, in una data sfera dà un accesso automatico a una posizione di vantaggio in un’altra sfera. Perché il successo economico dovrebbe tradursi in una posizione di vantaggio nella «sfera» dell’educazione ad esempio? O a quella della politica? Una società ingiusta è una società che permette questi sconfinamenti, offrendo ad alcuni posizioni di rendita non meritate. Si potrebbe obiettare che così sempre accade e magari sempre accadrà. Il che è, purtroppo, probabilmente vero, almeno fino a un certo punto. Ma la teoria di Walzer ci offre almeno uno strumento per capire come migliorare il mondo in cui viviamo, invece di continuare a lamentarci perché le cose non vanno come dovrebbero (o come a noi pare che dovrebbero andare). Cercando di costruire una società di cui tutti possiamo essere ugualmente cittadini.
PER IL FILOSOFO USA NESSUN INDIVIDUO È INDIPENDENTE
TUTELARE LA SOCIETÀ AIUTA A SCEGLIERE DAVVERO