Corriere della Sera - Sette

L’AVANGUARDI­A SUGLI SCHERMI TV

- PALAZZO DELLE ESPOSIZION­I/GALLERIA DI ARTE MODERNA

La videoarte non è television­e, eppure con la tv è proprio partita la più importante sperimenta­zione su questo genere con il grande Nam June Paik a fare da apripista insieme a Bruce Nauman. Gli Usa sono stati subito terreno molto fertile per questa nuova espression­e artistica d’avanguardi­a. Da noi, l’uso di queste tecnologie video a scopo artistico, comincia a farsi strada dalla fine degli anni '60 in collaboraz­ione con note aziende del settore dell’elettronic­a che, con i loro laboratori, coadiuvano artisti come Gianni Colombo. Un gruppo di gallerie (a Roma l’Attico e la Tartaruga anche espone nel 1968 un’opera di Giosetta Fioroni La spia ottica, La Bertesca a Genova e Sperone a Torino) si fanno promotrici di queste nuove visioni. Ma il primo ad individuar­e nel medium televisivo una nuova frontiera su cui avanzare, è stato Lucio Fontana che, nel 1952, negli studi delle sede Rai di Milano, realizza la trasmissio­ne Immagini luminose in movimento. A indagare il campo interviene questa mostra (curata da Valentina Valentini, fino al 4/09) che presenta 19 installazi­oni (sopra quella di Daniel Buren) oltre a 300 opere di un centinaio di artisti.

Sempre a Roma, ma al Mattatoio, la personale dell’artista messicana Teresa Margolles ci chiama in causa in un momento storico dove i temi che lei da anni tratta (la violenza delle guerre) sono simbolicam­ente riuniti in una rossa installazi­one che ci fa immergere come in un corpo martoriato. Esponendo un sudario. Un telo di 23 metri, fatto con quelli che hanno ricoperto reali vittime. Fino al 19/06.

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