L’AMORE A SENSO UNICO PER IL MASSAGGIATORE? TOGLITI DALLA MODALITÀ “ATTESA”
Caro Massimo, ho 47 anni e sono mamma single di una bambina molto vivace. Ho vissuto con suo papà per 12 anni e, quando è nata lei, noi anime libere siamo state schiacciate dalle responsabilità e la nostra storia è deragliata. Dopo periodi difficili, un anno fa avevo finalmente trovato la serenità. Eravamo io e la mia ragazza (adesso ha otto anni), una nuova casa, una nuova vita vicino ai miei genitori. Ero una mamma e una figlia felice, ma mi ero dimenticata com’era essere una donna. Fino a che (galeotto fu quel coupon di Groupon) non mi sono prenotata un massaggio rilassante. Altro che relax! È arrivato giusto al polpaccio e io ero già salpata per altri mari. Lui era il mio capitano e io stavo attraversando la tempesta perfetta! Classico, vero? Il massaggiatore! Ormai la mia parte più femminile era a sonnecchiare in qualche parte remota della mia anima, lui mi ha tirato una secchiata d’acqua in faccia e mi sono ridestata in una realtà fatta di piacere, dipendenza e purtroppo anche amore… Lui è diventato la mia musa, gli scrivo poesie, gli faccio ritratti e regali, gli dedico playlist di Spotify... Tutto rigorosamente a senso unico. Da un anno ci vediamo con un ritmo scandito solo da lui che ha una vita pienissima e una compagna con la quale dice di fare “tira e molla” da dieci anni, ma che “si vogliono bene e non riescono a lasciarsi”. Io rimango la “coccola” di un’ora alla settimana, mai un caffè, una cena. Lui però mi fa stare bene, non mi ha mai promesso niente e si guarda bene dall’illudermi. Alle volte vedo la cosa come una specie di “inserimento”, come si dice quando si portano i bambini alla scuola materna per abituarli al mondo senza di te: lui mi sta accompagnando nel mondo dell’amore romantico e della passione, poi però dovrò lasciargli andare la mano per trovarmi da sola il mio principe azzurro. Spesso invece ho l’impressione di essere attaccata a una flebo ed è lui a decidere quando far cadere la goccia che mi farà stare meglio: è una dipendenza, solo che non fa così male e la sostanza è difficilissima da reperire! Ecco che arriva il quesito per te: mi tengo questi momenti di pura gioia dei sensi che mi danno la carica per qualche giorno, o faccio un taglio netto? Non volevo accettare che lui non fosse la mia anima gemella, perciò ho tenuto duro sperando che quell’energia esplosiva, quegli abbracci potenti, quei baci sulla fronte e tutte quelle scosse, i sospiri, le coccole, potessero essere il preludio di una storia. Come si fa a liberarsi dalla dipendenza?
Gioia
GIOIA MASSAGGIATISSIMA, come ci si libera da una dipendenza psicologica? Intanto riconoscendo di averne una, e tu questo passo lo hai già fatto. E poi… ecco, mentre penso alla risposta da darti, mi vengono in mente tutte le dipendenze con cui ho combattuto nel corso della vita, rimediando vittorie e sconfitte: il fumo (battaglia vinta), il tifo calcistico (persa), la timidezza (pareggiata, ma con soddisfazione perché una scorta di timidezza preserva da guai peggio
«È ARRIVATO GIUSTO AL POLPACCIO, ED IO ERO GIÀ SALPATA PER ALTRI MARI. MI ACCONTENTO O DO UN TAGLIO?»
ri), il bisogno di approvazione (persa, persa, persa, ma ogni volta chiedo la rivincita). Di dipendenze sentimentali ne ho avute parecchie anch’io e purtroppo me ne sono liberato sempre nel modo più lungo: facendomi venire a nausea l’oggetto della dipendenza e addirittura la dipendenza stessa. Mai sono riuscito a mettere in pratica il famoso precetto “chiodo schiaccia chiodo” perché il chiodo vecchio mi si infilava a tal punto nella carne che per toglierlo dovevo aspettare che si arrugginisse.
Quindi mi trovo nella condizione ingrata di chi sta per darti un consiglio che non ha mai avuto la forza di seguire. La ricetta ideale del distacco prevede di: non chiuderti nella solitudine, non idealizzare l’assente, non cercarlo, non pensarlo e soprattutto non pensare che possa cambiare; non accontentarti del poco che ti dà, se quel poco ti fa troppo soffrire; non mettere il cuore in modalità “attesa” di una sua decisione che non arriverà mai.
Ecco, se togli tutti i “non”, avrai la fotografia fedele dei miei comportamenti passati. Tu invece cerca di lasciarne almeno qualcuno.
L’amore a senso unico è una bella malattia. Non sarà sano, ma Platone garantiva che è divino, perché ti mette in rapporto con l’energia eterna dell’amore. L’intuizione geniale del filosofo greco è che Eros non è l’amato ma l’amante, anche se non ricambiato. Come tutte le malattie, però, bisogna evitare che si cronicizzi. E saper aspettare che passi.
L’AMORE UNIDIREZIONALE È UNA MALATTIA DIVINA, DICEVA PLATONE. PERÒ BISOGNA EVITARE CHE SI CRONICIZZI