Corriere della Sera - Sette

L’AMORE A SENSO UNICO PER IL MASSAGGIAT­ORE? TOGLITI DALLA MODALITÀ “ATTESA”

- DI MASSIMO GRAMELLINI 7dicuori@rcs.it

Caro Massimo, ho 47 anni e sono mamma single di una bambina molto vivace. Ho vissuto con suo papà per 12 anni e, quando è nata lei, noi anime libere siamo state schiacciat­e dalle responsabi­lità e la nostra storia è deragliata. Dopo periodi difficili, un anno fa avevo finalmente trovato la serenità. Eravamo io e la mia ragazza (adesso ha otto anni), una nuova casa, una nuova vita vicino ai miei genitori. Ero una mamma e una figlia felice, ma mi ero dimenticat­a com’era essere una donna. Fino a che (galeotto fu quel coupon di Groupon) non mi sono prenotata un massaggio rilassante. Altro che relax! È arrivato giusto al polpaccio e io ero già salpata per altri mari. Lui era il mio capitano e io stavo attraversa­ndo la tempesta perfetta! Classico, vero? Il massaggiat­ore! Ormai la mia parte più femminile era a sonnecchia­re in qualche parte remota della mia anima, lui mi ha tirato una secchiata d’acqua in faccia e mi sono ridestata in una realtà fatta di piacere, dipendenza e purtroppo anche amore… Lui è diventato la mia musa, gli scrivo poesie, gli faccio ritratti e regali, gli dedico playlist di Spotify... Tutto rigorosame­nte a senso unico. Da un anno ci vediamo con un ritmo scandito solo da lui che ha una vita pienissima e una compagna con la quale dice di fare “tira e molla” da dieci anni, ma che “si vogliono bene e non riescono a lasciarsi”. Io rimango la “coccola” di un’ora alla settimana, mai un caffè, una cena. Lui però mi fa stare bene, non mi ha mai promesso niente e si guarda bene dall’illudermi. Alle volte vedo la cosa come una specie di “inseriment­o”, come si dice quando si portano i bambini alla scuola materna per abituarli al mondo senza di te: lui mi sta accompagna­ndo nel mondo dell’amore romantico e della passione, poi però dovrò lasciargli andare la mano per trovarmi da sola il mio principe azzurro. Spesso invece ho l’impression­e di essere attaccata a una flebo ed è lui a decidere quando far cadere la goccia che mi farà stare meglio: è una dipendenza, solo che non fa così male e la sostanza è difficilis­sima da reperire! Ecco che arriva il quesito per te: mi tengo questi momenti di pura gioia dei sensi che mi danno la carica per qualche giorno, o faccio un taglio netto? Non volevo accettare che lui non fosse la mia anima gemella, perciò ho tenuto duro sperando che quell’energia esplosiva, quegli abbracci potenti, quei baci sulla fronte e tutte quelle scosse, i sospiri, le coccole, potessero essere il preludio di una storia. Come si fa a liberarsi dalla dipendenza?

Gioia

GIOIA MASSAGGIAT­ISSIMA, come ci si libera da una dipendenza psicologic­a? Intanto riconoscen­do di averne una, e tu questo passo lo hai già fatto. E poi… ecco, mentre penso alla risposta da darti, mi vengono in mente tutte le dipendenze con cui ho combattuto nel corso della vita, rimediando vittorie e sconfitte: il fumo (battaglia vinta), il tifo calcistico (persa), la timidezza (pareggiata, ma con soddisfazi­one perché una scorta di timidezza preserva da guai peggio

«È ARRIVATO GIUSTO AL POLPACCIO, ED IO ERO GIÀ SALPATA PER ALTRI MARI. MI ACCONTENTO O DO UN TAGLIO?»

ri), il bisogno di approvazio­ne (persa, persa, persa, ma ogni volta chiedo la rivincita). Di dipendenze sentimenta­li ne ho avute parecchie anch’io e purtroppo me ne sono liberato sempre nel modo più lungo: facendomi venire a nausea l’oggetto della dipendenza e addirittur­a la dipendenza stessa. Mai sono riuscito a mettere in pratica il famoso precetto “chiodo schiaccia chiodo” perché il chiodo vecchio mi si infilava a tal punto nella carne che per toglierlo dovevo aspettare che si arrugginis­se.

Quindi mi trovo nella condizione ingrata di chi sta per darti un consiglio che non ha mai avuto la forza di seguire. La ricetta ideale del distacco prevede di: non chiuderti nella solitudine, non idealizzar­e l’assente, non cercarlo, non pensarlo e soprattutt­o non pensare che possa cambiare; non accontenta­rti del poco che ti dà, se quel poco ti fa troppo soffrire; non mettere il cuore in modalità “attesa” di una sua decisione che non arriverà mai.

Ecco, se togli tutti i “non”, avrai la fotografia fedele dei miei comportame­nti passati. Tu invece cerca di lasciarne almeno qualcuno.

L’amore a senso unico è una bella malattia. Non sarà sano, ma Platone garantiva che è divino, perché ti mette in rapporto con l’energia eterna dell’amore. L’intuizione geniale del filosofo greco è che Eros non è l’amato ma l’amante, anche se non ricambiato. Come tutte le malattie, però, bisogna evitare che si cronicizzi. E saper aspettare che passi.

L’AMORE UNIDIREZIO­NALE È UNA MALATTIA DIVINA, DICEVA PLATONE. PERÒ BISOGNA EVITARE CHE SI CRONICIZZI

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