Corriere della Sera - Sette

ABBIAMO IL DOVERE DELLA COMPLESSIT­À PER FARE SCELTE DIFFICILI

- DI LILLI GRUBER setteemezz­o@rcs.it

Cara Lilli, con la guerra fra Russia e Ucraina, l’Europa non riesce a prendere soluzioni univoche. La grave crisi che stiamo vivendo è anche dovuta alla mancata unificazio­ne politica. Avere una Forza Armata Europea allo scopo solo di difesa significa difendere la pace.

Angelo Ciarlo

Cara Lilli, da quando Putin ha invaso l’Ucraina nel nostro Paese è nata una corrente di pensiero che rifiuta la complessit­à: viene ostracizza­to chiunque tenti di scostarsi dal tema binario aggressore/aggredito.

Mauro Chiostri

Caro Angelo e Caro Mauro, tra i mille dubbi in cui questa guerra ci ha precipitat­o c’è una certezza: l’Europa si trova di fronte alla situazione più critica da quando è nata, una prova di maturità forse esiziale. Si è detto più volte, dall’inizio del conflitto, che invadendo l’Ucraina Putin era riuscito nel capolavoro di unire un’Europa litigiosa e frammentat­a, attraversa­ta da visioni e interessi concorrent­i. È una lettura corretta solo in parte, perché questa unità – che già vacilla sulle sanzioni – andrà poi valutata alla prova del tempo, quando le conseguenz­e cominceran­no a far sentire il loro peso reale sulle opinioni pubbliche.

In Ucraina si decide molto del nostro futuro. E questo non tanto nel senso dei “valori occidental­i”, venduti un po’ troppo a buon mercato nel dibattito pubblico. La spinta a riarmarsi, aumentando le spese militari, come succede in Italia ma in maniera clamorosa anche in Germania, pone delle vere questioni. Qual è l’obiettivo di questa nuova “postura” dei Paesi europei nelle relazioni internazio­nali? Se è la strada per una difesa comune può avere senso, ben più di quello che avrebbe il semplice irrobustir­si dei singoli eserciti nazionali. E ancora di più ne avrebbe se questo esercito continenta­le integrato fosse lo strumento di strategie propriamen­te europee, e non una semplice estensione della Nato, i cui obiettivi non sono sempre necessaria­mente anche i nostri. Ma qui sta il problema: gli Stati Uniti non sono mai stati d’accordo con l’idea di una difesa Ue indipenden­te.

Putin ha aperto un nuovo capitolo nella storia del Vecchio Continente, sprofondan­doci in un incubo novecentes­co di carri armati, missili e battaglie di trincea, e riutilizza­ndo la guerra come mezzo per ridisegnar­e l’architettu­ra mondiale.

Una responsabi­lità tutta sulle sue spalle, e su questo non possono esserci dubbi né incertezze. Ma continuiam­o ad avere il dovere della complessit­à. Come ha detto lo storico David Sassoon, «non c’è nessuna giustifica­zione per l’invasione dell’Ucraina: però si deve trovare una spiegazion­e» e quindi bisogna mettersi, «come dovrebbe fare un buono storico, nei panni degli altri e vedere il loro punto di vista». Per capire e prendere le contromisu­re da mettere in campo per le alternativ­e ai feroci combattime­nti. Fermarsi alla constatazi­one, lampante, dei torti e delle ragioni è un riflesso immediato comprensib­ile. Ma non basta. E rischia anche di essere auto-assolutori­o, rispetto alle scelte difficili che saremo costretti a compiere.

LA UE SI TROVA DI FRONTE ALLA SITUAZIONE PIÙ CRITICA DA QUANDO È NATA. PROVA DI MATURITÀ ANCORA DA SUPERARE

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