ABBIAMO IL DOVERE DELLA COMPLESSITÀ PER FARE SCELTE DIFFICILI
Cara Lilli, con la guerra fra Russia e Ucraina, l’Europa non riesce a prendere soluzioni univoche. La grave crisi che stiamo vivendo è anche dovuta alla mancata unificazione politica. Avere una Forza Armata Europea allo scopo solo di difesa significa difendere la pace.
Angelo Ciarlo
Cara Lilli, da quando Putin ha invaso l’Ucraina nel nostro Paese è nata una corrente di pensiero che rifiuta la complessità: viene ostracizzato chiunque tenti di scostarsi dal tema binario aggressore/aggredito.
Mauro Chiostri
Caro Angelo e Caro Mauro, tra i mille dubbi in cui questa guerra ci ha precipitato c’è una certezza: l’Europa si trova di fronte alla situazione più critica da quando è nata, una prova di maturità forse esiziale. Si è detto più volte, dall’inizio del conflitto, che invadendo l’Ucraina Putin era riuscito nel capolavoro di unire un’Europa litigiosa e frammentata, attraversata da visioni e interessi concorrenti. È una lettura corretta solo in parte, perché questa unità – che già vacilla sulle sanzioni – andrà poi valutata alla prova del tempo, quando le conseguenze cominceranno a far sentire il loro peso reale sulle opinioni pubbliche.
In Ucraina si decide molto del nostro futuro. E questo non tanto nel senso dei “valori occidentali”, venduti un po’ troppo a buon mercato nel dibattito pubblico. La spinta a riarmarsi, aumentando le spese militari, come succede in Italia ma in maniera clamorosa anche in Germania, pone delle vere questioni. Qual è l’obiettivo di questa nuova “postura” dei Paesi europei nelle relazioni internazionali? Se è la strada per una difesa comune può avere senso, ben più di quello che avrebbe il semplice irrobustirsi dei singoli eserciti nazionali. E ancora di più ne avrebbe se questo esercito continentale integrato fosse lo strumento di strategie propriamente europee, e non una semplice estensione della Nato, i cui obiettivi non sono sempre necessariamente anche i nostri. Ma qui sta il problema: gli Stati Uniti non sono mai stati d’accordo con l’idea di una difesa Ue indipendente.
Putin ha aperto un nuovo capitolo nella storia del Vecchio Continente, sprofondandoci in un incubo novecentesco di carri armati, missili e battaglie di trincea, e riutilizzando la guerra come mezzo per ridisegnare l’architettura mondiale.
Una responsabilità tutta sulle sue spalle, e su questo non possono esserci dubbi né incertezze. Ma continuiamo ad avere il dovere della complessità. Come ha detto lo storico David Sassoon, «non c’è nessuna giustificazione per l’invasione dell’Ucraina: però si deve trovare una spiegazione» e quindi bisogna mettersi, «come dovrebbe fare un buono storico, nei panni degli altri e vedere il loro punto di vista». Per capire e prendere le contromisure da mettere in campo per le alternative ai feroci combattimenti. Fermarsi alla constatazione, lampante, dei torti e delle ragioni è un riflesso immediato comprensibile. Ma non basta. E rischia anche di essere auto-assolutorio, rispetto alle scelte difficili che saremo costretti a compiere.
LA UE SI TROVA DI FRONTE ALLA SITUAZIONE PIÙ CRITICA DA QUANDO È NATA. PROVA DI MATURITÀ ANCORA DA SUPERARE