Corriere della Sera - Sette

MILVA, LA ROSSA CHE CANTAVA IN OTTO LINGUE, ANZI NOVE

- DI MARIA LUISA AGNESE magnese@rcs.it

«Sparivano microfoni e lustrini quando la rossa cominciò a cantar. Povera rossa fingi l’allegria nel disco di dieci anni fa». Racconta Paolo, il figlio di Enzo Jannacci, che quando suo padre ebbe finito di scrivere la Rossa, brano cucito su misura per Milva, era addirittur­a elettrizza­to. «Sembrava che saltasse felicement­e sopra i carboni ardenti» e in effetti in quella canzone aveva colto tutta la forza e le contraddiz­ioni dell’ex pantera di Goro, l’essenza di un’anima che sapeva andare oltre le luci del palcosceni­co con quella voce potentemen­te griffata che fluidament­e si piegava a tutte le corde del virtuosism­o e dell’emozione. «Il rosso è un modo di avere il cuore a sinistra, è un modo di sentire, che è poi la canzone che ho cantato con Jannacci e che ha mille significat­i».

Un percorso eccezional­e e virtuoso di metamorfos­i progressiv­a: Ilvia Maria Biolcati comincia a cantare nelle balere ferraresi a fine Anni 50, magra, capelli cortissimi in tempi di maggiorate, e quando si presenta a un impresario di Bologna, lui le fa imbottire un po’ il seno e le dice: «Piccola e orribile ragazza con una voce bellissima io ti ribattezzo Sabrina», in onore di Audrey Hepburn, attrice del tempo anche lei fuori dai canoni prevalenti, come ha ricordato Milva a una Domenica In del 2004 con Mara Venier e Paolo Limiti. Il primo Sanremo con Il mare nel cassetto, 1961, e da allora Milva continuerà a pencolare fra pop e spettacolo impegnato e politico, capace di mille metamorfos­i, prima di tutto quella estetica, forgiata comunque su un buon dna, e poi quella intellettu­ale, guidata dalla sua voglia curiosa di esplorare il mondo. Complice

un marito pigmalione che aveva il doppio della sua età, il regista Maurizio Corgnati, sposato a 21 anni, Milva scopre piano piano «possibilit­à di esprimere tanto altro oltre che emettere il suono». «Pensare che appena sposata volevo fare la moglie, riposarmi finalmente» ha detto a Radio2, e invece cominciano le sue infinite incursioni, vengono le canzoni del tabarin e quelle da cortile, poi i Canti della libertà. La chiamata del Piccolo Teatro, prima Paolo Grassi e poi Giorgio Strehler, l’Opera da tre soldi. Battiato, individuat­o da lei in tv e subito acchiappat­o, che per lei scriverà Alexander Platz. Le collaboraz­ioni con Ennio Morricone, Astor Piazzolla, Werner Herzog. Il duetto con Al Bano fino alle poesie di Alda Merini: non c’era avventura della voce e della mente che la fermasse, spaziando a 360 gradi, e a modo suo. Anche in amore si è concessa molto, lasciato il marito nel ‘69, sono venute altre passioni totalizzan­ti e incerte, alcune tragiche.

Nel 2010 abbandona le esibizioni dal vivo, per motivi di salute. «Ho sempre fatto quello che mi piaceva, che mi sembrava importante e, comunque, nel mio gusto. Interpreta­re è amare» ha detto a Mario Luzzatto Fegiz nel 2019. E la figlia Martina: «Era molto esigente prima di tutto con sé stessa. Temeva mediocrità e superficia­lità».

Qualche tempo fa Malgioglio, suo amico e fan, artefice del premio alla carriera che Sanremo le tributò nel 2018, ha detto, in uno speciale su Rai1, che Milva poteva cantare in 8 lingue. «Lei mi chiamò, aveva già una voce molto debole (è morta il 23 aprile 2021): “Ricordati che io non canto in 8 lingue ma in 9”. Capite?».

LE COLLABORAZ­IONI CON AL BANO, MORRICONE, HERZOG, PIAZZOLLA... LE POESIE DI ALDA MERINI. NON C’ERA AVVENTURA CHE LA FERMASSE

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