MILVA, LA ROSSA CHE CANTAVA IN OTTO LINGUE, ANZI NOVE
«Sparivano microfoni e lustrini quando la rossa cominciò a cantar. Povera rossa fingi l’allegria nel disco di dieci anni fa». Racconta Paolo, il figlio di Enzo Jannacci, che quando suo padre ebbe finito di scrivere la Rossa, brano cucito su misura per Milva, era addirittura elettrizzato. «Sembrava che saltasse felicemente sopra i carboni ardenti» e in effetti in quella canzone aveva colto tutta la forza e le contraddizioni dell’ex pantera di Goro, l’essenza di un’anima che sapeva andare oltre le luci del palcoscenico con quella voce potentemente griffata che fluidamente si piegava a tutte le corde del virtuosismo e dell’emozione. «Il rosso è un modo di avere il cuore a sinistra, è un modo di sentire, che è poi la canzone che ho cantato con Jannacci e che ha mille significati».
Un percorso eccezionale e virtuoso di metamorfosi progressiva: Ilvia Maria Biolcati comincia a cantare nelle balere ferraresi a fine Anni 50, magra, capelli cortissimi in tempi di maggiorate, e quando si presenta a un impresario di Bologna, lui le fa imbottire un po’ il seno e le dice: «Piccola e orribile ragazza con una voce bellissima io ti ribattezzo Sabrina», in onore di Audrey Hepburn, attrice del tempo anche lei fuori dai canoni prevalenti, come ha ricordato Milva a una Domenica In del 2004 con Mara Venier e Paolo Limiti. Il primo Sanremo con Il mare nel cassetto, 1961, e da allora Milva continuerà a pencolare fra pop e spettacolo impegnato e politico, capace di mille metamorfosi, prima di tutto quella estetica, forgiata comunque su un buon dna, e poi quella intellettuale, guidata dalla sua voglia curiosa di esplorare il mondo. Complice
un marito pigmalione che aveva il doppio della sua età, il regista Maurizio Corgnati, sposato a 21 anni, Milva scopre piano piano «possibilità di esprimere tanto altro oltre che emettere il suono». «Pensare che appena sposata volevo fare la moglie, riposarmi finalmente» ha detto a Radio2, e invece cominciano le sue infinite incursioni, vengono le canzoni del tabarin e quelle da cortile, poi i Canti della libertà. La chiamata del Piccolo Teatro, prima Paolo Grassi e poi Giorgio Strehler, l’Opera da tre soldi. Battiato, individuato da lei in tv e subito acchiappato, che per lei scriverà Alexander Platz. Le collaborazioni con Ennio Morricone, Astor Piazzolla, Werner Herzog. Il duetto con Al Bano fino alle poesie di Alda Merini: non c’era avventura della voce e della mente che la fermasse, spaziando a 360 gradi, e a modo suo. Anche in amore si è concessa molto, lasciato il marito nel ‘69, sono venute altre passioni totalizzanti e incerte, alcune tragiche.
Nel 2010 abbandona le esibizioni dal vivo, per motivi di salute. «Ho sempre fatto quello che mi piaceva, che mi sembrava importante e, comunque, nel mio gusto. Interpretare è amare» ha detto a Mario Luzzatto Fegiz nel 2019. E la figlia Martina: «Era molto esigente prima di tutto con sé stessa. Temeva mediocrità e superficialità».
Qualche tempo fa Malgioglio, suo amico e fan, artefice del premio alla carriera che Sanremo le tributò nel 2018, ha detto, in uno speciale su Rai1, che Milva poteva cantare in 8 lingue. «Lei mi chiamò, aveva già una voce molto debole (è morta il 23 aprile 2021): “Ricordati che io non canto in 8 lingue ma in 9”. Capite?».
LE COLLABORAZIONI CON AL BANO, MORRICONE, HERZOG, PIAZZOLLA... LE POESIE DI ALDA MERINI. NON C’ERA AVVENTURA CHE LA FERMASSE