LOGISTICA ITALIANA UNA SFIDA MAI PARTITA «MA OGGI IL KO È GLOBALE»
È con il boom del cibo portato a casa ,la fama di Amazon e la foto della nave-cargo ad ostruire il Canale di Suez che, durante la pandemia, il grande pubblico ha cominciato a familiarizzare con la parola «logistica». «Si è scoperto qualcosa di decisivo nella moderna economia dei flussi ma che prima di allora non era stato compreso a pieno», spiega Sergio Bologna, studioso e membro del Direttivo del Centro Internazionale Studi Container. Questo ritardo è molto italiano e dipende dalle caratteristiche delle nostre Pmi che prevedono in genere tutt’al più un ufficio spedizioni per trattare le tariffe ma affidano all’esterno trasporto e magazzinaggio.
«Lo sviluppo della logistica italiana è stato molto sacrificato dalla dimensione delle imprese, i grossi operatori conto terzi sono tutti stranieri e anche le medie aziende nazionali del settore sono state cedute, una dopo l’altra. L’unico soggetto che avrebbe potuto invertire la tendenza sarebbe stato Poste Italiane, però avrebbe dovuto seguire con coraggio l’esempio delle sorelle d’Olanda e Germania che hanno comprato Tnt e Dhl». Riavvolgendo il nastro, secondo Bologna, però il grande salto della logistica distributiva non arriva con Amazon ma prima. Quando tra gli Anni 80 e 90 i grandi corrieri Ups, Federal Express, Dhl e Tnt usano come parametro del pricing i tempi di consegna e non il rapporto peso/ distanza.
«È stata una rivoluzione del trasporto merci, poi è arrivato Jeff Bezos che sa usare alla perfezione il digitale e i big data». Dobbiamo, dunque, solo inchinarci all’onnipotenza dell‘industria logistica? Mica tanto, risponde Bologna, assistiamo a gravissime strozzature, la logistica non è più capace di arrivare dappertutto in tempi stabiliti.
«I flussi si sono intasati, la pandemia li ha resi irregolari, le restrizioni sanitarie hanno chiuso i porti e le merci cinesi acquistate dai consumatori americani sono rimaste ferme. E la foto-simbolo di questa tendenza è quella che ritrae i container, sia pieni sia vuoti, accumulati nei porti».
L’ESPERTO SERGIO BOLOGNA: LA PROVA? TUTTI I CONTAINER, PIENI E VUOTI, NEI PORTI