LA SVOLAZZANTE NINA CHE ESPRIME LIBERTÀ ASSOLUTA E UN NUOVO MODELLO DI DONNA
«Donna siete tutti e tu non l’hai capito» canta Nina Zilli in Senza appartenere. E anche, in 50mila (con Giuliano Palma): «A me piace così, che se sbaglio è lo stesso/ Perché questo dolore è amore per te». Nina Zilli, quarantadue anni, è stata qualcosa di diverso fin dall’inizio, dalla prima volta che è apparsa sulla scena.
E non solo dal punto di vista musicale – influenze rock e punk anni Settanta. Nina si veste, si pettina, si trucca come vuole, creando lei stessa le mode. Bellissima, Nina ha spesso movenze da maschio (vedi nel video Señorita con Clementino, vedi come è seduta). Da maschio o da femmina, come le va, come meglio crede. Da femme fatale o da quasi bulla, sempre come le va, e come meglio crede.
Ed è proprio nel connubio di parole, gesti, ed estetica che Zilli inventa un nuovo modello di donna. Una donna che torna in Anna, la protagonista del suo primo romanzo, L’ultimo di sette (Rizzoli). «In generale non so mai che giorno è, non ho un’agenda, prendo appunti su foglietti di carta, sul palmo della mano, su biglietti da visita, anche su pacchetti di gomme da masticare o quant’altro di svolazzante e microscopico» scrive. Esattamente quel qualcosa di svolazzante e microscopico è la sintesi della sua poetica, la definizione perfetta di ciò che ciascuno – uomo o donna – può essere nel mondo. La libertà – lo svolazzare – vince su vanità e narcisismo, quello svolazzare che significa occasione di esprimersi indipendentemente da successo e fallimento.
Ogni parola di Nina Zilli, ogni battaglia, non fanno che ribadirlo. Eccola allora a Michelle Impossible con Michelle Hunziker, eccola presentarsi camuffata da assistente di studio, mortificata, goffa, e via via, attraverso le canzoni, attraverso la voce incredibile emergere, diventare sé stessa – non è forse questo un messaggio potentissimo?
Nina ci dice che la femminilità è una questione personale. Sbarazziamoci dei modelli canonici, l’unico modello è la nostra personalità. Così nel romanzo lei si muove indomita, svolazza (ancora e ancora), stabilendo un rapporto inedito col tempo che se fuori dal libro è l’intervallo tra un disco e l’altro, l’alternarsi di presenza e assenza, nel romanzo si manifesta nei capitoli brevi, alcuni di una sola riga («Sembra che guardi da questa parte, cazzo»). E dunque nel reinventare la forma romanzo – la prima parte a due voci, la seconda che si apre a sette voci per rappresentare il girare a vuoto dei protagonisti, Anna e Raffaello, quel perdersi eppure pensarsi in mezzo agli altri – ebbene anche in questa espressione di assoluta libertà Nina si riconferma magnifica.
L’INDOMITA ZILLI È STATA DA SUBITO QUALCOSA DI DIVERSO. CI DICE CHE LA FEMMINILITÀ È UNA QUESTIONE PERSONALE